Trabant Car - Factory Zwickau East Germany http://www.youtube.com/watch?v=tRX7E0yZxh0&feature=related
Mercedes-Benz: Designing, engineering and production (3 video) 1 http://www.youtube.com/watch?v=rtWNeD2nMg4&feature=related 2 http://www.youtube.com/watch?v=GYNZkXwnbFc&feature=related 3 http://www.youtube.com/watch?v=Ehr-y-f-0Mw&feature=related
Ferrari, la fabbrica delle meraviglie MARANELLO - La magìa della Ferrari comincia dalla sbarra, quella sottile linea rossa di metallo che divide il mondo “normale” da quello dei sogni in via Abetone al numero 4, stesso indirizzo del 1947, l’anno della fondazione. Passano solo in pochissimi, i 3.000 dipendenti, i 6.500 acquirenti, e poi i circa diecimila invitati e vip che ogni anno riescono a ottenere un pass per visitare il paradiso, perchè la Ferrari è una religione che rende tutti credenti, uomini e donne, giovani e vecchi, bianchi e neri, nordisti e sudisti. E’ un po’ San Pietro, un po’ Disneyland, un po’ Nasa e un po’ casa tra i ghiacci di Superman, specialmente adesso che la Formula Uomo voluta dal presidente Montezemolo è praticamente completata. Ci sono voluti dieci anni di lavoro, investimenti per 200 milioni di euro e i più grandi architetti d’Europa, da Renzo Piano a Fuksas e da Visconti a Jean Nouvel, ma adesso si entra e subito gli occhi del visitatore prendono a girare vertiginosamente in tondo. Una cattedrale di 512.000 metri quadrati dove uno potrebbe anche dire «basta, resto qui, chiudetemi dentro, e che tutto il resto del mondo vada a farsi friggere». Anche il paradiso ha le sue strade visto che qui, a Ferrari-city, ogni pilota campione del mondo ha adesso la sua via che si snoda tra i sogni. Via Ascari porta alla palazzina presidenziale. Via Hawthorn costeggia i settori revisione e finizione. Via Fangio sembra la sentinella silenziosa del centro sviluppo prodotto. Via Lauda è la fettuccia di confine tra la verniciatura e la fonderia. Via Raikkonen si allunga tra i giardini della meccanica. Via Scheckter scorre lungo la linea di produzione e montaggio. Mentre via Surtees è stretta tra il settore compositi e il centro spaziale dove nascono le Formula 1. Il viale principale, lungo e dritto come un rettifilo da Grand Prix, è intestato a Enzo Ferrari e unisce il forziere motori alla galleria del vento; mentre viale Schumacher tira verso Fiorano e arriva sino alla pista. I dipendenti si muovono in bicicletta, allegri, sorridenti: guadagnano pochino perché sono pur sempre dei metalmeccanici, ma sembrano comunque contenti. Intanto di sopra, di sotto, di lato, in mezzo, ovunque, ecco macchine rosse, scarlatte, sexy, rombanti verso i collaudi o appena nate e ancora con il ciuccio in bocca in attesa di volare dal cliente. I padiglioni sono tutti nuovissimi e i vetri e gli specchi abbacinano gli occhi perché Formula Uomo vuol dire luce, benessere, lavoro più facile, e ancora giardini, aiole, piante, verde, pulizia (quattro volte al giorno) e soprattutto ossessione per la sicurezza, mentre la rumorosità resta sempre sotto i 73 decibel, incredibile per una fabbrica. Ogni tanto i dipendenti, 2.000 per le macchine di produzione e 1.000 per la Formula 1, si riposano nelle oasi relax; mentre ogni pezzo, persino il più piccolo bullone, ha sopra appiccicato il suo bravo talloncino con codice a barre per dimostrare controllo e qualità. Di più: nel settore fonderia una squadra di tecnici passa ai raggi X le fusioni in lega di motore e telaio prima di firmare l’ok. Alla Ferrari si costruiscono 30 macchine al giorno. Nel dettaglio dieci F430 spider, sette Scuderia, cinque coupè, sette 599 Fiorano GTB e una Scaglietti. Per ogni macchina, dal telaio alla uscita in consegna, ci vuole un mese. E su ogni macchina mettono mano un centinaio di operai. Le linee ora sono due, ma è già pronta quella nuova su due piani e con 54 stazioni, grande il doppio, inaugurata con la nuova California e che consentirà di passare a 40 macchine al giorno, come dire che tra pochi mesi la Ferrari sarà in grado di costruire 10.000 auto l’anno. Del resto la domanda corre in fuorigiri in tutto il mondo e alla Ferrari si comincia a costruire la macchina dopo che il cliente l’ha ordinata. Attese anche sposmodiche: fino a un anno e mezzo per una F430 spider, e in America anche due anni e mezzo per una GTB, la macchina che non esiste e che quindi vogliono tutti (tutti i ricchi, naturalmente, visto che costa 250 mila euro...). La cosa buffa è che non c’è una Ferrari uguale all’altra come possono dimostrare le 65 “sartine” che cuciono a mano gli interni in pelle con i colori richiesti dai clienti (c’è anche quello che ha voluto lo stesso colore turchese dello smalto per unghie preferito dalla moglie). I tre turni in verniciatura, fonderia e lavorazioni meccaniche sono duri, 5.30-12.30, 12.30-20, 20.30-3.30, ma tutti sono felici di lavorare qui. Della Ferrari potranno comprarsi solo un modellino Burago, ma quando mettono in moto quella vera il suono ha un effetto profondo, oseremmo dire commovente. Fare squadra, come dice Montezemolo: oltre ai soldi c’è anche l’orgoglio.
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