Da noi era farmacologia, chimica farmaceutica o biochimica. A questo mio amico ad un esame gli hanno chiesto di parlare del pregiudizio! Anche senza studiare scena muta non la farai mai! A me quando mi chiedevano la sintesi della molecola di colesterolo o la sapevo o non la sapevo, vie di mezzo non esistevano.
Credimi, ma un 6 mesi in Svezia me li sarei fatti volentieri, invece che lavorare e studiare Anche per staccare da rogne di successione, scotennamenti e amarezze varie:wink:
Esatto, non ti posso reppare, provvedo domani:wink: Mi ricordo le domande sulle note a piè pagina di un prof di analisi 1 e 2 (che non a caso ho ripetuto un po' di volte)
Università ... personalmente non ho mai avuto dubbi, per me è sempre stata la logica continuazione agli studi superiori, ho scelto la facoltà che mi appassionava di più indipendentemente da quello che pensavo avrei potuto fare poi , mi sono laureata in fisica nucleare con la proposta di andare 3 anni nel deserto israeliano a seguire qualche strano progetto di ricerca , ho risposto che avevo cambiato idea e sono andata a Milano a fare marketing . Gli studi universitari sono stati la palestra mentale per abituarmi ad affrontare qualsiasi tipo di problema, per assurdo esso possa sembrare, per allenarmi al rigore matematico nel pensiero ed al metodo di studio, alla ricerca paziente della soluzione, alla pianificazione degli sforzi, alla determinazione nella ricerca del risultato. Non credo di avere mai usato nulla delle conoscenze acquisite se nn per impressionare qualche cliente giapponese che non voleva darmi retta considerato che ero donna Ma quello che importa in ogni lavoro è fare quello che piace, che appassiona realmente. Tu sei appassionato di grafica Zun, che senso avrebbe lasciare la tua passione per studi quali medicina che richiedono una passione ancora più forte ? Insomma, università si, ma segui quello che ti dice il cuore :wink:
A leggere un po' delle vostre risposte mi vien male. Prima cosa, scegliere l'università in base a "quello che ti darà più garanzie" non ti porterà a nulla, soprattutto vedendo chi ti conosglia di fare medicina o odontoiatria. Il mio consiglio è di scegliere l'università in base a quello che ti piace, non a quello che ti darà più soldi, perchè farai solo un lavoro che non ti piace e lo farai male. Altra cosa, parlando di Erasmus: i casi sono due C'è chi ci va per fare "esperienze" C'è chi ci va perchè sa che è qualcosa di utile per il suo lavoro futuro. Io se non fossi andata in America non avrei mai saputo parlare l'inglese come so farlo ora e sarebbe stato un grandissimo svantaggio. Ora come ora so che se dovessi fare un colloquio per un azienda che opera anche all'estero avrei un vantaggio non indiffirente su quelli che in inglese sanno giusto dire "i'm, you are, i beatles", almeno questo vale per il mio campo. Aggiungo: a volte serve farsi un c**o tanto se si vuole ottenere qualcosa nella vita.
Caro Zu ecc.ecc., La scelta che hai davanti è molto impegnativa. Intraprendere dei sacrifici in termini di spese, tempo dedicato, impegno mentale con l'obiettivo di trovare collocazione certa e soddisfacente nel mondo del lavoro non è secondo me il miglior modo di farla, a meno di avere un'apertura mentale tale che ti possa portare successo qualunque facoltà tu scelga. Se hai, come mi pare di capire, delle attitudini e delle passioni seguile. Non c'è cosa peggiore per uno studente di scoprire un giorno di aver perso tempo ed energie inseguendo un corso di studi verso il quale non è portato. Spesso in quei casi arriva il momento in cui ci si domanda se non è il caso di mollare. Quasi sempre la risposta è l'abbandono. Il mio consiglio dunque è uno: metti in pratica le parole che hai in firma; segui le tue inclinazioni con tutto l'impegno e l'entusiasmo che hai e una volta completati gli studi, con uguale determinazione, proponiti al mondo del lavoro per quello che vali. Se avrai fatto questo nei modi che ti ho descritto varrai molto:wink:
Quelli che scelgono la facoltà in base a cosa gli piace fare per me poi sono quelli che non trovano lavoro o lo trovano poco soddisfacente dal punto di vista economico. Magari sbaglio io, ma al momento la penso così. Se uno è figlio di papà e l'università serve solo per cultura personale è un conto, se pensiamo che debba aprire le porte del mondo professionale bisogna valutare quella che offre più garanzie di lavoro. Faccio l'esempio di amici: persone che hanno fatto la stessa facoltà "finta" o che "non esiste" come le chiamo io. Chi aveva il padre con le spalle coperte e che poi gli ha trovato l'impiego è una persona contenta del proprio corso di studi e della professione, chi aveva le spalle un po' meno coperte e senza un padre influente oggi sono dei frustrati che non sapranno cosa sarà della propria vita.
Presente tra i non laureati. Iscritto ad Ing. Elettronica,portati 7 esami a casa, e poi mollato. Ad oggi, sono sincero, non mi trovo pentito.
La vedo come te. Ho molti amici ed amiche che hanno fatto lettere per passione di cultura (ed invasamento degli insegnanti del liceo), stanno diventando uno stuolo di supplenti frustrati, e hanno ben poche prospettive. Lo stesso vale per un amico che è totalmente incapace di sostenere un contraddittorio che non sia un esame di università, ha fatto giurisprudenza, e ora non sa che fare della sua vita.
Comprendo quello che dici, non sarei mai riuscito a laurearmi se non mi fosse piaciuto il tema dei miei studi. Però il mondo ideale non esiste, occorre fare i conti anche con la realtà lavorativa; e un corso di laurea che non da alcuna prospettiva lavorativa non lo avrei mai fatto. :wink:
quoto. ovviamente, dipende da come e perchè fai l'uni. se ti ci mandan babbo e mamma perchè devono sistemarti o perchè andare a lavorare nn te ne va, nn vale l'assioma Non credo di avere mai usato nulla delle conoscenze acquisite se nn per impressionare qualche cliente giapponese che non voleva darmi retta considerato che ero donna giusto. ma è anche vero che spesso le passioni che poi NON han sbocchi alvorativi, son lavorativamente ridicole o son in esubero come opportunità, devo diventare slancio per metterle "a frutto" in altro. altrimenti non ci si può poi lagnare e fare "l'esercito dei disoccupati" che si fregiano di avere dottore in pizzofrittologia applicata. ahimè, molti govani soffrono della malatia di cui soffre l'università stessa: il distacco dalla realtà, con cui prima o poi devono confrontarsi. una "via di emzzo" tra alexmi, 996 e lizzy. si alle propensioni, ma sempre coi piedi per terra. farle fruttare dove "si può", insomma.soprattutto se nn si ahn le spalle coperte aspettando "l'occasione".
vero , in effetti forse se avessi seguito in toto irrazionalmente le mie passioni mi sarei laureata in filosofia , ma avevo pensato che una facoltà scientifica sarebbe stata comunque un investimento più proficuo in termini di collocamento sul mercato, la scientifica più adatta per questo scopo sarebbe stata ingegneria, ed invece ho mediato con la passione :wink: E' anche vero che poi risposi ad un'inserzione per la ricerca di ingegneri e venni assunta Il caso della passione di Zuk, cioè la grafica, è però a mio parere una di quelle che trovano sbocchi sul mercato. Bisognerebbe insomma cercare di mediare tra quelle che sono le passioni e quello che concretamente si può poi realizzare. Di sicuro ci sono anche eserciti di laureati in materie rivendibili, scelte solo allo scopo, frustrati ed incapaci
Anche per me l'università é stato il naturale proseguimento degli studi. Avendo fatto il liceo scientifico, non c'erano molti sbocchi nel caso avessi scelto di smettere. E li c'é stato il grande dubbio. Passione o praticità. E che cosa volevo fare in futuro? Passione: medicina. Mi sarebbe piaciuto tantissimo. Poi mi son guardato allo specchio e mi son detto: Ale, ma tu davvero pensi di riuscire a studiare altri 9 anni per poi farti almeno altri 4/5 anni di gavetta? Risposta. No, ma mi farebbe comodo per rimandare l'ingresso nel mondo del lavoro. Ale? Ma ti sembra onesto nei tuoi confronti e nei confronti di quei due poveri cristi che si fanno il mazzo per mantenerti? No. Medicina scartata. O meglio, ho fatto il test, mi hanno preso e ho deciso di non andarci. E allora che fare? Io a 18 anni, so quello che vorro' fare per tutta la vita? No. Quindi? Optiamo per una soluzione "generalista". Economia e commercio. Beh, dopo oramai 13 anni posso dire che sono contento della scelta che ho faccio. Faccio un lavoro che non mi fa schifo, guadagno il giusto e anche professionalmente (non limitatamente al lavoro ma anche alle relazioni create) sono abbastanza appagato. Ovvio, ce n'é ancora di strada davanti, ma al momento va bene. Ho scelto seguendo solo la mia passione? No. Ho scelto una facoltà senza sbocchi? No. Ho dovuto scendere a dei compromessi? Si. Lo rifarei? Assolutamente.
Esatto, essendo le mie passioni l'elaborazione fotorealistica, il cinema (che costa davvero troppo per me) e le automobili, non sò dove mettere i piedi se voglio seguire le mie ambizioni. Anche per le difficoltà ad entrare in certi settori e le paghe da fame che danno ai grafici (solo da noi). A settembre avrei voluto andare al DAMS a BO con un mio amico di liceo a studiare cinema (ma li si fa teoria, storia del cinema, studio delle tecniche). Primis i miei non mi lasciarono senza una mia base economica, secondis studiare cinema non mi avrebbe dato un terreno solido per un domani. Ecco perchè stavo pensando a qualche campo della medicina, nella quale non sono proprio un asino
Uh Signur dipende se a uno piace fare Lettera Antiche, ma non credo che sia la passione di tutti a quanto mi dicono, il Marketing rende bene:wink: Comunque sono una di quelle che sostiene fermamente che la laurea sia solo un pezzo di carta. Purtroppo però utile per lavorare in determinati settori. Beh sicuramente...ma se una persona vuole studiare Lettere Antiche, per me deve sentirsi liberissimo di falro, anche se sa che poi non diventerà il Bill Gates della situazione Relazioni Pubbliche per ora...