da www.ilsole24ore.it Colpo grosso per la Guardia di finanza di Bologna: trovato e sequestrato a Parma il famoso tesoro di Calisto Tanzi. Una collezione d'arte di altissimo valore, oltre 100 milioni di euro secondo le prime stime, che comprende - tra le altre - opere di Van Gogh, Cézanne, Monet e un autoritratto di Ligabue. Soltanto una settimana fa, durante un lungo interrogatorio in tribunale, l'ex patron della Parmalat - già condannato a 10 anni dai giudici di Milano per aggiotaggio e ora sotto processo a Parma per bancarotta, truffa e falso in bilancio - aveva negato, pur balbettante, di possedere un simile patrimonio: «Non c'è un euro in giro per il mondo, nascosto in conti esteri intestati a Tanzi». E invece le cose non stanno così. O almeno, soldi in conti esteri magari no, ma tele preziosissime sì. Lo aveva raccontato con dovizia di particolari un servizio della trasmissione di Rai3 Report nella puntata del 29 novembre, secondo cui il tesoro era stato fatto scomparire nell'imminenza del celebre crac del colosso alimentare di Collecchio. Una storia, quella del fallimento Parmalat, che ora - con l'azienda risanata e nuovamente quotata in Borsa - sembra lontana, ma solo a chi non ne è rimasto scottato. Sono passati quasi sei anni, era il 17 dicembre 2003 quando fu evidente che i 4 miliardi di liquidità dichiarati dal gruppo non esistevano, ma soprattutto che i bilanci erano falsi, il debito aveva toccato la cifra record di 14 miliardi di euro, finiti in buona parte nelle tasche di tanti risparmiatori sotto forma di obbligazioni. Il tesoro di Tanzi è stato ritrovato nelle cantine e nelle soffitte di tre appartamenti, due a Parma e uno nella vicina Pontetaro: erano in possesso di familiari del "cavaliere". Una scoperta giunta in tempo utile per un soffio. Come ha spiegato il procuratore capo di Parma, Gerardo Laguardia, i dipinti erano già sul «mercato»: per un Monet c'era già un'offerta di un magnate russo che aveva messo sul tavolo 10 milioni di euro. Le Fiamme Gialle del nucleo tributario del capoluogo emiliano hanno trovato in tutto 19 tra dipinti e disegni dei più grandi artisti del XIX e XX secolo: il ritratto di ballerina, un matita su carta di Degas, da questa mattina si trova nell'ufficio del procuratore Laguardia, accanto ad un autoritratto di Ligabue, alla scogliera di Pourville di Monet, ad una natura morta di Gauguin, ad un tronco d'albero di Van Gogh, ad una natura morta di Picasso datata 1944, ad un ritratto di signora, a grandezza naturale, di De Nittis. Ancora imballati invece sono un olio di Manet raffigurante alberi, una natura morta di Van Gogh, un acquerello su carta di Cézanne, un pastello di Pizarro, un paesaggio di Severini, una illustrazione di Grosz e una matita di Bergerie, un Modigliani. Come si è arrivate alla scoperta? Quattro giorni di intercettazioni telefoniche continuate (alcune durate trenta ore di seguito) hanno consentito agli investigatori di gettare luce sulla trattativa che avrebbe portato alla vendita in blocco di tutta la collezione. I pubblici ministeri Lucia Russo e Vincenzo Picciotti sono convinti che le opere, come detto, sarebbero state acquistate da compratori provenienti dalla Russia. L'appuntamento per il passaggio di mano, probabilmente, sarebbe stato a Forte dei Marmi. Grazie alle intercettazioni, quindi, i finanzieri sono riusciti a dare un prezzo ad almeno una delle opere: 10 milioni di euro, per la scogliera di Monet. Custodi (quanto inconsapevoli?) del tesoro sono state le tre famiglie che abitano gli appartamenti dove i dipinti erano nascosti. Certamente consapevole, secondo i magistrati, il genero di Tanzi, Stefano Strini, che ne ha sposato la figlia Laura, a cui la cura dei quadri era stata affidata proprio dal padre. Strini è indagato per ricettazione e favoreggiamento assieme ad un altro personaggio sul nome del quale è calato il segreto istruttorio. Secondo le dichiarazioni dello stesso Strini i dipinti sono stati occultati prima del crac. «Abbiamo recuperato i quadri del cavalier Tanzi - ha annunciato soddisfatto Laguardia - . L'indagine è partita dal servizio di Report. Avevamo dei sospetti su alcuni soggetti che sono stati confermati una volta che i loro telefoni sono stati messi sotto controllo». Alla conferenza stampa indetta in Procura a poche ore dal recupero delle opere d'arte erano presenti anche il colonnello Piero Iovino del Nucleo tributario di Bologna e il generale Piero Burla, comandante provinciale della guardia di finanza. w l'italia.................
E' un bandito. E per di più anche un uomo di merd@.. si spaccia per pentito e così incul@ la gente due volte.
Magnifico esempio di "finanza cattolica" (nessun rif.religioso). Negli anni d'oro della Parmalat si distingueva per le donazioni e le attività umanitarie. In realtà si dava una maschera per coprire la sua avidità disonesta.
Mi chiedo come ancora nessun creditore di Parmalat abbia mai pensato di farlo fuori e attuato questo suo pensiero.
ma quanto caxxx di gente ha fregato questo qui!!! è incredibile, per fortuna ke non ho mai comprato azioni della sua azienda
lasciamolo ancora ai domiciliari, mi raccomando.....e permettiamogli di aprire la sua nuova azienda di merendine..... ad un uomo così non si può negare una seconda occasione..... vergogna!