Questo non è vero (e mi guardo bene dal difendere il premier) Prendiamo due contribuenti, uno con un reddito imponibile di 25000 euro e l'altro con un imponibile di 100000. Supponiamo che il primo sia assoggettato ad un'aliquota fiscale del 23% ed il secondo del 33%. Nel caso del reddito più basso resterebbero in vigore le attuali deduzioni, nel secondo no. Il primo contribuente pagherebbe imposte per ca. 4.400 euro con un'aliquota media del 17% (al lordo di eventuali altri benefici). Il secondo, non avendo benefici, 33.000. La progressività è salva:wink:
perchè adesso com'é? la progressività dell'imposizione avviena da anni sia con aliquote differenziate per scaglioni di reddito sia con deduzioni
ho tagliato le aliquote più alte era in ogni caso una semplificazione per dimostrare che non vengono penalizzati i redditi più bassi.:wink:
non mi tornano i conti: non so come hai posizionato gli scaglioni, ma da 0 al primo scaglione l'irpef ammonta al 23% quindi non ci può essere il risultato del 33% ai 100000 di imponibile poi avevi omesso l'uso delle detrazioni quando parlavi di flat tax :wink: in ogni caso così facendo è vero che non penalizzi i meno abbienti ma favorisci quelli che già stanno bene
sono vere l'una e l'altra cosa :wink: anzi la seconda conferma la prima perché se avessero davvero diminuito le tasse non ce ne sarebbe stato bisogno
l'obiettivo è quello di favorire tutte le fasce di reddito. Perché sarebbe sbagliato favorire anche i più abbienti? Per motivi ideologici? Il fulcro del mio discorso è diminuire per tutti le tasse mantenendo sostanzialmente inalterato il gettito. Quando parlavo di flat tax immaginavo un'unica aliquota molto bassa. Ovvio che in quel caso non ci sarebbero detrazioni:wink:
no, non sarebbe il mio caso :wink: è che con la tua proposta si favorirebbero solo alcuni riducendo il gettito complessivo e quindi attuando di conseguenza una riduzione dei servizi forniti dallo Stato, questa volta a tutti
Temo che la teoria di Laffer, utilizzata negli States negli anni 80 con scarsi risultati, non possa essere applicata tantomeno in Italia. Sicuramente potrebbe portare ad un aumento del gettito fiscale nel medio-lungo periodo, ma necessariamente richiede un contenimento della spesa pubblica nel breve periodo per evitare un disavanzo del bilancio nazionale. Negli States, dove per esempio il Servizio Sanitario Nazionale non è a carico dello stato ma direttamente del contribuente, poter avere un risparmio di tassazione produce dei risultati tangibili perchè comunque il contribuente è consapevole di dover provvedere a se stesso per la sua salute. Se tale politica venisse applicata in Italia a fronte di una politica di riduzione dell'imposizione con un contenimento della spesa pubblica produrrebbe imho solamente malcontento -> evasione In ogni caso è una politica macroeconomica che deve essere applicata in una fase di espansione economica (come quella degli States negli anni '80)
Cosa in Italia indispensabile a prescindere da Laffer e dalla riduzione delle imposte. Non comprendo il collegamento fra contenimento della spesa ed evasione Sulla maggior efficacia di una tale politica in economie in espansione ho già espresso il mio pensiero. Il vero, grande ostacolo ad una politica così aggressiva, oltre i condizionamenti culturali ed ideologici, è l'enorme debito pubblico. Volendo confidare in un gettito complessivo inalterato anche nel breve periodo, al solo annuncio di una riduzione delle aliquote, gli spread sui titoli di stato si allargherebbero in misura pericolosa.
In che senso intendi distribuzione del reddito? Nelle economie di mercato il reddito viene "ridistribuito" attraverso il prelievo fiscale.
questa teoria sta alla base della teoria della aliquota unica (flat tax) per cui non tiene conto della distribuzione del reddito. Questa curva sta ad indicare una aliquota ottimale in corrispondenza della quale si massimizza il gettito fiscale. Il grosso limite di questa teoria, molto discussa, è che la determinazione di tale aliquota non dipende da qualche calcolo matematico ma da una percezione psicologica da parte del contribuente di una aliquota "equa" che porti alla maggior parte dei cittadini a non evadere/eludere le imposte
confermata la mia ignoranza per distribuzione del reddito intendevo il numero di contribuenti per fascia di reddito, ma evidentemente è un concetto troppo rozzo per l'argomento grazie per le delucidazioni :wink:, torno a seguire in silenzio
non è affatto così, anzi è una osservazione molto competente in quanto uno dei problemi della flat tax è proprio questo: non viene in alcun modo tenuta in considerazione la distribuzione del reddito e questo va anche contro i principi costituzionali
Scusate se mi intrometto ma....visto che ste tasse ( e la relativa evasione ) non si riescono a ridurre... comiciare a ridurre un po' gli sprechi ? O gli stipendi allucinanti dei dirigenti della miriade di enti locali ? O le consulenze milionarie del cavolo per problemi che saprebbe risolvere uno studente ? Faccio due piccoli esempi. Anni fa' il comune di Torino affidò, non ricordo più a chi, una consulenza per decidere in quale colore ritinteggiare Palazzo Reale rifacendosi agli antichi piani colore del passato. Bene, saltò fuori quel bianco grigiolino (blanc-cassé , credo) che tutti possono ammirare in Piazza Castello. Costo della consulenza : 100 milioni delle vecchie lire. Cribbio ! Sarebbe bastato mandare un commesso del comune a spulciare in qualche vecchio libro con illustrazioni o osservare qualche vecchio dipinto dell'epoca, o meglio affidare una ricerca alle scuole. Altro esempio : Rai. Non molti anni fa' la Rai acquistò all'estero un "format" televisivo senza sapere ( o lo sapevano benissimo) che il programma... lo aveva inventato un suo dipendente e dall'estero lo avevano copiato ! Naturalmente , tutto a spese del contribuente. Potrei continuare fino a domattina... Quindi...100 milioni qui e 100 milioni là, alla fine le cifre diventano iperboliche. Forse controllando meglio la "spesa" arriveremo a ridurre il fabbisogno e le tasse. In seguito, nessuno avrebbe più "alibi" per non pagarle.