Sese, altri tre anni, io non ho tempo da perdere, m'ha fatto uno squillo Horacio prima dicendo che mi devo muovere
per quanto riguarda il mero intuito confermo, noi (pochi) periti a ingegneria eravamo a nostro agio nella maggior parte delle faccende pratiche, per esempio eravamo gli unici a riconoscere senza problemi i pezzi di motore in officina, qualcuno sapeva anche dire da che macchina provenissero, e di lì giù a raccontare aneddoti e a ridere come scemi , mentre i liceali strabuzzavano gli occhi davanti a un pistone ovviamente si rifacevano su di noi in aula, l'abitudine allo studio e al metodo che ti dà il liceo, all'ITIS o all'IPSIA non c'è, ti rimane solo la formula spiccia che in realtà scopri essere un caso particolarissimo di un modello matematico immenso perfino uno del classico, duro come le pietre, che non avrebbe saputo distinguere una vite da un disco freno, con il rigore dello studio si portò a casa dei bei 27 ad analisi
Io da parte mia ho sempre avuto la passione per tutto ciò che era meccanico. Pur frequentando un liceo scientifico.
Eh ma Horacio non è un "fesso" qualsiasi. E' ingegnere aerodinamico. Ogni suo testicolo sono 6 dei miei.
forse ho frainteso, ma ai miei tempi all IPSIA (che non era l' ITIS,molto più simile ad un liceo), alla fine del primo anno dovevi sapere anche il perchè e il percome si costruisce un pezzo meccanico complesso,oltre a doverlo saper costruire sulle macchine utensili.. ricordo che impazzivo a capire la chimica dei metalli... al terzo anno coloro che avevano voglia di imparare sapevano davvero progettare e costruire un motore.(sebbene non fossero certo ingegneri) nel quarto e quinto anno veniva approfondita la tecnologia ingegneristica del motore stesso. credo che nonostante quel diploma valesse come la carta straccia, quell istituto,per chi fosse stato volonteroso ,sia stato molto utile.
le passioni travalicano ogni tentativo di confinamento esterno :wink: comunque, mi ricordo il volume nelle librerie di Torino che frequentavamo, qualche fenomeno lo comprò anche, ammettendo poi di non averci capito una mazzafionda