Tutto molto condivisibile. Con una piccola differenza: conosco perfettamente le risposte alle 2 domande evidenziate e di sicuro non risponderei "niente", anzi....
Oppure, come già scritto, potrebbe essere un ignorante il quale davvero non abbia nulla per essere infelice. Perchè affermiamo anche in modo vigoroso che la felicità esiste ma poi immediatamente diffidiamo non appena qualcuno afferma che lo è? Con l'amore, questo non accade, ad esempio. Se qualcuno afferma di essere innamorato mentre noi non lo siamo, gli crediamo sempre....
La felicità è dentro di noi, viverla, cercarla, trovarla, riconoscerla è un fatto molto soggettivo e mutevole nelle varie fasi della vita. In questo momento per me non è rappresentata nemmeno dagli affetti, dalle cosiddette persone che ti vogliono bene.... Le vivo come un elemento di disturbo. Loro riescono a darti i citati momenti di gioia, ma l'appagamento interiore la capacità di vivere ogni istante come un boccone di felicità, e dunque metabolizzare solo quelli è una conquista, difficile ma raggiungibile.
Come ho già scritto la felicità esiste, a spizzichi e bocconi. La sua ricerca è innata, l'"ignorante" che non la cerca non è felice, è come dicevi tu, meno infelice....
Anche questa è una cosa soggettiva. La scoperta continua alimenta la propria essenza, ci fa crescere ed acquisire nuovi elementi di ricchezza. Ovviamente ognuno di noi li trova in " luoghi " diversi ed in situazioni diverse.
La piena coscienza della mia emotività è la causa della mia felicità, per me è l'esatto contrario. Le aspettative e la ricerca della loro soddisfazione la linfa vitale che mi spinge ogni giorno, ogni istante. la comprensione di uno stato emotivo negativo il passo necessario e fondamentale alla mia crescita, alla cosapevolezza di me, a quella che definisco "autosufficienza psicologica" che ti fa stare bene a prescindere da chi ti circonda e che spesso costituisce il cd. boccone amaro.
ieri...in conversazione pubblica sul profilo di claudio,mi complimentai con lui per questo argomento...e rinnovo ancora!riprendo spunto da cio che ho accennato a lui ieri! "penso che la felicità sia qualcosa di artificiale....ma allo stesso tempo complesso...che non abbia dei veri e propri punti di riferimento esterni...siamo semplicemente noi stessi ad attribuire il valore a cio che abbiamo e ci circonda" la felicità è qualcosa che noi assembliamo dentro noi stessi...inconscenti di tale processo...e ciò che ci circonda,sono solo mattoni: bisogna solo capire di cosa ci si "accontenta" di costruire! il piu delle volte siamo noi stessi a "blindare" la pseudo serenità,piu lontano è il traguardo che vogliamo raggiungere,piu lontano sarà l'apice di felicità che noi riteniamo tale! alla fine della giostra...posso essere piu contento io,con la mia umile vita...che non un individuo che ha tutto...ma non gli basta..!!e non gli si puo dare torto,la felicità non è un bottone da schiacciare...quindi a comando,è uno stato legato al valore che si da a tutto ciò che ci circonda!
quoto!! Ho letto il thread tutto d'un fiato con attenzione... Non posso aggiungere nulla a quanto è già stato scritto, Alessandro ha espresso esattamente quella che è la mia opinione nel merito... e grazie a Sgranfius per aver generato la discussione :wink:
Molte volte ci troviamo di fronte ad una scelta e spesso ci sono due opzioni in ballo: una contraria e una a favore di noi stessi. Possiamo far prevalere la teoria filosofica dell'altruismo, possiamo affermare che è sempre la nostra prima scelta, ma poichè non mi serve per l'esempio che voglio fare, stabiliamo che l'opzione che decidiamo di prendere è quella assolutamente conservatrice che favorisce noi stessi. Questa scelta potrebbe generare la nostra felicità? Si: teoricamente, in base alle risposte che ho letto, anche una banale decisione può aprire quel cammino illuminato ed illuminante. Ma se ci pensiamo un attimo, ci rendiamo conto che il percorso che abbiamo compiuto attraverso la scelta di favorire noi stessi deve, per forza deve, aver reso scontente altre persone. Posso quindi rivendicare il diritto di essere felice sopra ogni cosa o sopra ogni persona alla quale ho negato quella scelta altruistica? O forse la nostra missione è rendere infelici gli altri, per esserlo un po' meno noi stessi?
Lo stesso vale per gli altri... se ipoteticamente fossimo tutti altruisti, in teoria nessuno sarebbe felice perchè penalizza se stesso, e se tutti fossimo egoisti, penalizzeremmo gli altri. Insomma un circolo vizioso senza fine. Ciascuno è libero di fare come crede, certo ricordandosi che la tua libertà finisce dove inizia quella dell'altro. Insomma un continuo equilibrismo, un continuo colpo al cerchio e colpo alla botte...
Ciò che leggo rispecchia un po il mio pensiero, credo che la felicità sia l'attesa e quindi una rincorsa a un susseguirsi di avvenimenti che ci permettono di soddisfare lo scopo iniziale inconsciamente stabilito nella nostra mente. Può essere il lavorare per accumulare denaro per acquistare una nuova auto, piuttosto che un computer oppure l'attesa delle ferie per andare in vacanza. La felicità come la libertà sono due stati mentali momentanei e come diceva qualcuno, spesso si oppongono tra loro portando a insoddisfazione e delusione in men che non si dica. Io credo che l'unico modo per vivere in pace con se stessi e quindi inconsciamente felici, sia avere degli scopi nella vita e quindi crearsi un'equilibrio intorno a noi stessi. Un'equilibrio che ci da la possibilità di affrontare tante difficoltà della vita come la routine del lavoro, i mali della società, le tensioni tra i rapporti sociali di coppia o amicizie che siano; in maniera serena e decisa per poi apprezzare maggiormente ciò che si ha, ossia il frutto del nostro equilibrio che possono essere i nostri cari o altro.
Lo scrivo brevemente, visto che una serie di accadimenti notturni mi hanno "costretto" a far le ore piccole e pertanto il neurone che di solito si occupa di mandare avanti il cervello ancora non si è visto: leggendo il tuo post due parole che hai scritto si sono illuminate, come nei film. Sono felicità e libertà. Uno può essere tanto più felice quanto più è libero? A mio parere, si.
In parte, ma tu cosa intendi per libertà? Oggigiorno siamo così presi da mille cose, impegni, responsabilità.... che la libertà sia diventata un lusso non da poco. Un pò come il tempo.
Si, è possibile rivendicare il diritto di essere felici in questo senso. A meno che essere altruisti sia prioritario e fonte di benessere a sua volta. Anche questo dato è estremamente soggettivo e legato alle esperienze e alle persone che ci circondano. Ma allo stesso tempo non credo che possa considerarsi una missione quella di rendere infelici gli altri. Si può alimentare la propria felicità e quindi essere meno infelici, anche attraverso quella altrui, ma non deve essere una ragione di vita. Io ho adottato la filosofia dell'essere piuttosto che del fare. Io sono, esprimo me stessa secondo la velleità del momento e non rinunciando più a parti di me stessa da regalare. E' egoismo? Se lo è è arrivato il momento di non curarmene.
La libertà è uno stato mentale e non fisico, perchè noi come persone abbiamo sempre qualcosa da fare. Essere leggeri come l'aria, quindi vuotare la mente da tutta la negatività che ci circonda significa essere liberi e quindi vedere le cose in maniera positiva in modo da "riempire"di : amici, avere una ragazza\o,avere dei passatempi, passioni, anche ricchezza materiale [...] questo tunnel senza via d' uscita che è la vita.