La Costituzione non considera reato cantare Inni del Ventennio...

Discussione in 'Politica' iniziata da F18, 13 Novembre 2011.

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  1. (marzo)

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    veramente 2000 anni fa era abitato dagli ebrei....

    e i casini ci sono da ben prima della fondazione dello stato di israele (peraltro riconosciuto come tale a livello mondiale)

    allora io non rispetto più lo stato italiano perchè 2000 anni fa c'erano gli antichi romani, suvvia..

    comunque;

    il corano è un testo che per loro è legge.(l'unica legge)

    e prevede la guerra santa STOP

    qui dovrebbe essere bandito come apologia di reato, al posto di bandire gli inni del ventennio

    poi non è questione di povertà.

    è questione che per loro l'unica legge da rispettare è quella.

    (è un pò come per le SS. nei paesi che occupavano l'unica legge che rispettavano era quella del reich)

    quella degli ebrei che hanno rubato la terra ai poveri palestinesi è la solita solfa che cantano gli universitari quando non hanno voglia di studiare e si inventano le manifestazioni di protesta..

    a me pare che quelle terre le avessero praticamente in mano gli ingelsi

    per far prima copio un pezzo da wiki, sebbene non sia il massimo:

    il XIX secolo vide una significativa immigrazione e il sorgere del Sionismo, il movimento nazionale ebraico il cui intento era quello del ritorno in Palestina e la creazione qui di un'entità politica ebraica. Le prime ondate di immigrazione ebraica in Palestina, in quell'epoca provincia ottomana, ebbe inizio alla fine dell'Ottocento, grazie agli ebrei che sfuggivano alle persecuzioni in Russia. Già nel 1870, a nord di Jaffa, venne fondata la scuola agricola Mikve' Israel da cui poi germogliò la moderna Tel Aviv. Per contrastare il problema dell'antisemitismo, il 29 agosto 1897, a Basilea, si tenne il Primo Congresso Sionistico, durante il quale fu fondata l' Organizzazione Sionistica.

    Nel 1901, in occasione del quinto congresso sionistico, viene creato il Fondo Nazionale Ebraico (Keren Kayemet LeIsrael) a cui viene attribuito il compito di acquistare terreni in terra d'Israele.

    Nel 1902 durante il sesto congresso, fu discussa l'offerta britannica di creare uno Stato ebraico in Uganda. Alla proposta, pur approvata, non venne dato seguito.

    Comincia nel 1904 la seconda ondata immigratoria, proveniente nuovamente dalla Russia e da vari paesi dell'Est europeo, come conseguenza dei continui Pogrom che colpiscono i cittadini di religione ebraica.

    Nel 1909 viene fondata Tel Aviv ed il primo kibbutz sulle rive del lago di Tiberiade.

    Nel 1917, nel pieno della Prima Guerra Mondiale, l'Impero Ottomano crolla sotto i colpi della Gran Bretagna che, nello stesso anno, con la Dichiarazione Balfour, si impegna ad agevolare la costituzione di un "Focolare nazionale" (National Home) in Palestina, specificando che non dovevano comunque essere danneggiati i "i diritti civili e religiosi delle comunità non-ebraiche della Palestina". Contemporaneamente gli inglesi promisero alla popolazione palestinese presente che una volta sconfitto l'Impero Ottomano a loro sarebbe stata garantita l'autodeterminazione. Oltre a questo il ministro plenipotenziario di Sua Maestà Sir Henry MacMahon, Alto Commissario in Egitto, promise allo shari-f della Mecca, al-Husayn b. ‘Ali-, in cambio dell'alleanza contro gli Ottomani, il riconoscimento agli Arabi dei diritti all'auto-determinazione e all'indipendenza in cambio della loro partecipazione agli sforzi bellici anti-ottomani, e la creazione di uno "Stato arabo" dai confini non definiti con precisione, ma che avrebbe inglobato all'incirca tutto il territorio compreso fra Egitto e Persia, compresa parte della Palestina.

    Nel 1920, nel corso delle trattative post-belliche, alla Gran Bretagna viene assegnato dalla Società delle Nazioni il Mandato sulla Palestina. Il mandato britannico divenne operativo completamente nel 1923, anche se l'esercito inglese occupava e controllava completamente il territorio fin dal 1917. Se la reazione delle popolazioni arabe (musulmane e cristiane) a tali progetti fu vivace e del tutto improntata all'ostilità, diverso fu invece l'atteggiamento del movimento sionista che, forte delle precedenti promesse fattagli, considerò il Mandato britannico sulla Palestina il primo passo per la futura realizzazione dell'agognato Stato ebraico. In questo stesso anno viene fondata la Haganah, una forza paramilitare clandestina con il compito di difendere gli insediamenti ebraici in Palestina. Viene fondato anche il Keren HaYesod, il Fondo cioè che raccoglie i contributi in tutto il mondo per la costituzione dello Stato ebraico. Viene in tale prospettiva deciso che la lingua ebraica, codificata da Eliezer Ben Yehuda nel 1890, ne sarà la lingua ufficiale.

    Una nuova legittimazione alle aspirazioni ebraiche per uno Stato proprio arriva nel 1922 quando la Società delle Nazioni conferma il Mandato alla Gran Bretagna citando la Dichiarazione Balfour, ma escludendo i territori ad Est del fiume Giordano dove sorgerà, invece, la Transgiordania (nel secondo dopoguerra Giordania).

    Sotto il Mandato britannico l'immigrazione ebraica nella zona subì un'accelerazione, solo negli anni venti immigrarono nella zona quasi 100.000 ebrei contro poco più di 5.000 non ebrei. Il risultato fu quello di portare la popolazione ebraica in Palestina dalle 83.000 unità del 1915, alle 84.000 unità del 1922 (a fronte dei 590.000 arabi e 71.000 cristiani), alle 175.138 del 1931 (contro i 761.922 arabi e i quasi 90.000 cristiani), alle 360.000 unità della fine degli anni trenta.

    Nel 1929 la Gran Bretagna riconosce ufficialmente l'Agenzia Ebraica (attiva in forma ufficiosa dal 1923), con funzioni di rappresentanza diplomatica. Nel frattempo si fanno più frequenti le azioni antiebraiche da parte araba (contrastate dai gruppi armati della Haganah o simili) e le relative rappresaglie.

    Il 14 agosto del 1929 si ebbero i primi scontri generalizzati nel paese, dopo che alcuni gruppi di aderenti al movimento nazionalista sionista di destra Betar di Vladimir Jabotinskij, marciarono sul Muro del pianto di Gerusalemme, rivendicando a nome dei coloni ebrei l'esclusiva proprietà della Città Santa e dei suoi luoghi sacri; a seguito di questa manifestazione iniziarono a circolare voci su scontri in cui i sionisti avrebbero picchiato i residenti arabi della zona e offeso il profeta Muhammad. Come risposta il Consiglio Supremo Islamico organizzò una contro-marcia ed il corteo, una volta arrivato al Muro, bruciò le pagine di alcuni libri di preghiere ebraiche. Nella settimana gli scontri continuarono e, infiammati dalla morte di un colono ebreo e dalle voci (poi rivelatesi false) sulla morte di due arabi per mano di alcuni ebrei si ampliarono fino a comprendere tutta la Palestina.

    Il 20 agosto l'Haganah offrì la propria protezione alla popolazione ebraica di Hebron (circa 600 persone su un totale di 17.000), che la rifiutò contando sui buoni rapporti che si erano instaurati negli anni con la popolazione araba e i suoi rappresentanti. Il 24 agosto gli scontri raggiunsero la città dove furono uccisi quasi 70 ebrei, altri 58 furono feriti, alcune decine fuggirono dalla città e 435 trovarono rifugio nelle case dei loro vicini arabi per poi fuggire dalla città nei giorni successivi agli scontri. Solo nel 1967, dopo la Guerra dei sei giorni, un gruppo di ebrei, guidati dal rabbino Moshe Levinger, occupò il principale hotel di Hebron rifiutando di lasciarlo e dando il via alla creazione di una nuova comunità ebraica ad Hebron e dintorni (la loro presenza è comunque ritenuta da alcuni governi esteri e dalle Nazioni Unite una violazione delle leggi internazionali).

    Alla fine degli scontri ci furono tra gli ebrei 133 morti e 339 feriti (quasi tutti relativi a scontri con la popolazione araba, quasi 70 solo ad Hebron), mentre tra gli arabi ci furono 116 morti e 232 feriti (per la maggioranza dovuti a scontri con le forze britanniche).

    Una commissione britannica giudicò e condannò i sospettati di stragi e rappresaglie ed emise diverse condanne a morte (17 arabi e 2 ebrei, commutate con la prigione a vita tranne quelle di 3 arabi che furono impiccati), condannò fermamente gli attacchi iniziali della popolazione araba contro i coloni ebraici e le loro proprietà, giustificò le rappresaglie da parte dei coloni ebrei contro gli insediamenti arabi come una "legittima difesa" dagli attacchi subiti e vide nel timore della creazione di uno stato ebraico il motivo di questi attacchi, timore che, per rassicurare la popolazione araba, venne pubblicamente giudicato infondato. Oltre a questo la commissione raccomandò al governo di riconsiderare le proprie politiche sull'immigrazione ebraica e sulla vendita di terra ai coloni ebrei, raccomandazione che portò alla creazione di una commissione reale guidata da Sir John Hope Simpson l'anno successivo. È da notare che spesso gli attriti tra la popolazione araba maggioritaria preesistente e i coloni non erano dovuti all'immigrazione in sé, ma ai differenti sistemi di assegnazione del terreno e delle risorse: gran parte della popolazione locale per il diritto inglese non possedeva il terreno, ma per le abitudini locali possedeva le piante che vi venivano coltivate sopra e di conseguenza molti terreni usati dai contadini arabi erano ufficialmente (per la legge inglese) senza proprietario e venivano quindi acquistati dai coloni ebrei (o loro affidati) o dall'Agenzia Ebraica. Questo, unito alle regole con cui venivano effettuate le assegnazioni e che erano state criticate dalla commissione Simpson (la terra doveva essere lavorata solo da lavoratori ebrei e non poteva essere ceduta o subaffittata a non ebrei), di fatto toglieva l'unica fonte di sostentamento e lavoro a moltissimi insediamenti arabi preesistenti. La commissione Simpson confermò ufficialmente l'esistenza di questi problemi e mise in guardia il governo sui rischi per la stabilità della regione nel caso di un loro aggravarsi, sostenendo anche che, dati i sistemi di coltura dei coloni e quelli tradizionali della popolazione araba, non erano rimaste più terre fertili libere da assegnare ad eventuali nuovi coloni ebrei.

    Nel frattempo una nuova immigrazione, proveniente dalla Polonia, si sviluppa tra il 1924 ed il 1932. Questa immigrazione, diversamente da quelle precedenti, si caratterizza per il livello sociale più elevato rispetto alle esperienze precedenti. Dal 1933 si assiste a un'ondata immigratoria proveniente dalla Germania, conseguenza delle leggi razziste emanate dal regime nazista. Il livello sociale di questi immigranti è particolarmente alto e porta con sé un grande afflusso di capitali, di professionisti e di accademici.
     
    Ultima modifica di un moderatore: 5 Ottobre 2012
  2. (marzo)

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    La politica di Londra tuttavia non mutò, nonostante vi fossero state nel frattempo varie condanne da parte della Società delle Nazioni e la situazione precipitò portando allo scoppio di una guerra civile durata tre anni, tra il 1936 e il 1939. Le iniziali richieste della popolazione araba di indire elezioni (che, essendo larga maggioranza, avrebbero visto vincitori principalmente i loro rappresentanti), di mettere fine al mandato e bloccare completamente l'immigrazione ebraica ebbero come risultato solo una dura repressione da parte delle forze britanniche. Con il passare dei mesi gli scontri divennero sempre più violenti, causando, secondo fonti britanniche, 5.000 morti tra la popolazione araba, 400 tra quella ebraica e 200 caduti britannici. Dopo tre tentativi falliti di ripartizione delle terre in due stati indipendenti (ma Gerusalemme e la regione limitrofa sarebbero rimasti sotto il controllo britannico), al termine della rivolta la Gran Bretagna, con il "Libro Bianco" del 1939, decise di imporre un limite all'immigrazione, decisione che causò un forte aumento dell'immigrazione clandestina (dal 1938 inizia l'Aliyà Bet, l'immigrazione clandestina che fa entrare nel paese, nel corso di un decennio, circa 100 000 ebrei), anche a causa delle persecuzioni che gli Ebrei avevano cominciato a subire da parte della Germania nazista fin dal 1933. Londra vietò inoltre l'ulteriore acquisto di terre da parte dei coloni ebrei, promettendo di rinunciare al suo Mandato entro il 1949 e prospettando per quella data la fondazione di un unico Stato di etnia mista araba-ebraica. Ciò indusse pertanto gli ebrei di Palestina e le organizzazioni sioniste a cercare negli Stati Uniti l'appoggio che fino ad allora aveva concesso loro l'Impero Britannico.

    Con la Seconda Guerra Mondiale i gruppi ebraici (con l'esclusione del gruppo della Banda Stern che cercò, senza ottenerla, l'alleanza con le forze naziste in chiave anti-inglese) si schierarono con gli Alleati, mentre molti gruppi arabi guardarono con interesse l'Asse, nella speranza che una sua vittoria servisse a liberarli dalla presenza britannica. Nel frattempo dall'Haganah nel 1936 si separò l'ala politicamente più a destra, che darà vita all'Irgun e da quest'ultimo si separò a sua volta nel 1940 il Lehi, gruppi che agli scopi originali affiancarono l'uso di atti terroristici sia contro la popolazione araba che contro le forze inglesi.
     
  3. (marzo)

    (marzo) Presidente Onorario BMW

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    La fase decisiva della nascita dello Stato ebraico iniziò nel 1939 con la pubblicazione del Libro bianco con il quale l'amministrazione britannica pose fortissime limitazioni all'immigrazione e alla vendita di terreni agli ebrei. Da quel momento in poi, pur essendo la guerra mondiale in pieno svolgimento, le navi di immigranti ebrei vennero respinte e molte di esse colarono a picco[da sole?] conducendo alla morte i passeggeri. Nacquero anche gruppi terroristici ebraici (Irgun, Banda Stern), che opereranno fino alla dichiarazione dello Stato di Israele, con azioni contro gli arabi e le istituzioni britanniche, facendo esplodere bombe in luoghi pubblici (che ebbero il loro culmine nell'attentato al King David Hotel, organizzato dai futuri primi ministri israeliani Menachem Begin e David Ben Gurion [2] e che provocò quasi 100 morti) e assassinando perfino il mediatore dell'ONU, il conte svedese Folke Bernadotte, fautore della divisione della Palestina. Agli inizi del 1947 la Gran Bretagna decise di rimettere il Mandato palestinese nelle mani delle Nazioni Unite, cui fu affidato il compito di risolvere l'intricata situazione, ma mantenne le rigide limitazioni all'immigrazione: nel 1947 la nave Exodus, con 4500 ebrei tedeschi sopravvissuti ai campi di concentramento, venne respinta e costretta a tornare in Europa.

    Piano di spartizione dell'ONU del 1947

    L'ONU dovette quindi affrontare la situazione che dopo trent'anni di controllo britannico era diventata pressoché ingestibile, visto che la popolazione ebraica, che 30 anni prima era solo un'esigua minoranza, comprendeva oramai un terzo dei residenti in Palestina, anche se possedeva solo una minima parte del territorio (circa il 7% del territorio, contro il 50% della popolazione araba e il restante in mano al governo Britannico della Palestina[3]).

    Il 15 maggio 1947 fu fondato quindi il Comitato speciale delle Nazioni Unite sulla Palestina (UNSCOP, United Nations Special Committee on Palestine), comprendente 11 nazioni (Canada, Cecoslovacchia, Guatemala, Olanda, Peru, Svezia, Uruguay, India, Iran, Jugoslavia, Australia) da cui erano escluse le nazioni "maggiori", per permettere una maggiore neutralità. Sette di queste nazioni (Canada, Cecoslovacchia, Guatemala, Olanda, Perù, Svezia, Uruguay) votarono a favore di una soluzione con due Stati divisi e Gerusalemme sotto controllo internazionale, tre per un unico stato federale (India, Iran, Jugoslavia), e una si astenne (Australia).

    Il problema chiave che l'ONU si pose in quel periodo fu se i rifugiati europei scampati alle persecuzioni naziste dovessero in qualche modo essere collegati alla situazione in Palestina.

    Nella sua relazione[4] l'UNSCOP si pose il problema di come accontentare entrambe le fazioni, giungendo alla conclusione che soddisfare le pur motivate richieste di entrambi era "manifestamente impossibile", ma che era anche "indifendibile" accettare di appoggiare solo una delle due posizioni.

    Il 29 novembre 1947 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò quindi la Risoluzione n. 181 [5]. Il Mandato britannico sulla Palestina fu diviso in due stati, uno ebraico e l'altro arabo. Votarono a favore 33 nazioni (Australia, Belgio, Bolivia, Brasile, Bielorussia, Canada, Costa Rica, Cecoslovacchia, Danimarca, Repubblica Domenicana, Ecuador, Francia, Guatemala, Haiti, Islanda, Liberia, Lussemburgo, Olanda, Nuova Zelanda, Nicaragua, Norvegia, Panama, Paraguay, Perù, Filippine, Polonia, Svezia, Sud Africa, Ucraina, USA, URSS, Uruguay, Venezuela), contro 13 (Afghanistan, Cuba, Egitto, Grecia, India, Iran, Iraq, Libano, Pakistan, Arabia Saudita, Siria, Turchia, Yemen), vi furono 10 astenuti (Argentina, Cile, Cina, Colombia, El Salvador, Etiopia, Honduras, Messico, Regno Unito, Jugoslavia) e un assente alla votazione (Thailandia). La nazioni arabe fecero ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia, sostenendo la non competenza dell'assemblea delle Nazioni Unite nel decidere la ripartizione di un territorio andando contro la volontà della maggioranza dei suoi residenti, ma il ricorso fu respinto.

    Secondo il piano, lo stato ebraico avrebbe compreso tre sezioni principali, collegate da incroci extraterritoriali; lo Stato arabo avrebbe avuto anche un'enclave a Giaffa. In considerazione dei loro significati religiosi, l'area di Gerusalemme, compresa Betlemme, fu assegnata a una zona internazionale amministrata dall'ONU.

    Nel decidere su come spartire il territorio l'UNSCOP considerò, per evitare possibili rappresaglie da parte della popolazione araba, la necessità di radunare tutte le zone dove i coloni ebraici erano presenti in numero significativo (seppur spesso in minoranza [1] ) nel futuro territorio ebraico, a cui venivano aggiunte diverse zone disabitate (per la maggior parte desertiche) in previsione di una massiccia immigrazione dall'Europa, una volta abolite le limitazioni imposte dal governo britannico nel 1939, per un totale del 56% del territorio.
     
  4. (marzo)

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    (oltre a questo era presente una popolazione Beduina di 90.000 persone nel territorio ebraico).

    Le reazioni alla risoluzione dell'ONU furono diversificate: la maggior parte dei gruppi ebraici, inclusa l'Agenzia Ebraica e la maggioranza della popolazione ebraica l'accettarono, pur lamentando tuttavia la non continuità territoriale tra le varie aree assegnate allo stato ebraico. Gruppi ebraici più estremisti, come l'Irgun e la Banda Stern, la rifiutarono, essendo contrari alla presenza di uno Stato arabo in quella che era considerata "la Grande Israele" e al controllo internazionale di Gerusalemme (il giorno seguente Menachem Begin, comandante dell'Irgun, proclama: "La divisione della Palestina è illegale. Gerusalemme è stata e sarà per sempre la nostra capitale. Eretz Israel verrà reso al popolo di Israele, in tutta la sua estensione e per sempre").

    Tra i gruppi arabi la proposta fu rifiutata, ma con diverse motivazioni: alcuni negavano totalmente la possibilità della creazione di uno stato ebraico, altri criticavano la spartizione del territorio che ritenevano avrebbe chiuso i territori assegnati alla popolazione araba (oltre al fatto che lo Stato arabo non avrebbe avuto sbocchi sul Mar Rosso e sul Mar di Galilea, quest'ultimo la principale risorsa idrica della zona), altri ancora erano contrari per via del fatto che a quella che per ora era una minoranza ebraica (un terzo della popolazione totale) fosse assegnata la maggioranza del territorio (ma la commissione dell'ONU aveva preso quella decisione anche in virtù della prevedibile immigrazione di massa dall'Europa dei reduci delle persecuzioni della Germania nazista). L'Alto Comitato Arabo, organo rappresentativo dei Palestinesi, respinge la risoluzione, accompagnando la decisione con tre giorni di sciopero e sommosse antiebraiche.

    La Gran Bretagna, che negli anni trenta durante la Grande Rivolta Araba aveva già tentato diverse volte senza successo di spartire il territorio tra la popolazione araba preesistente e i coloni ebrei in forte aumento, si astenne nella votazione e rifiutò apertamente di seguire le raccomandazioni del piano, che riteneva si sarebbe rivelato inaccettabile per entrambe le parti ed annunciò che avrebbe terminato il proprio mandato il 15 maggio 1948.

    Il 15 maggio 1948, le truppe britanniche si ritirarono definitivamente dai territori del Mandato, lasciando campo libero alle forze ebraiche ed arabe. Lo stesso giorno gli eserciti di Egitto, Siria, Transgiordania, Libano e Iraq, attaccarono il neonato Stato di Israele. Il segretario generale della Lega Araba 'Abd al-Rahmān 'Azzām Pascià annunciò "una guerra di sterminio e di massacro della quale si parlerà come dei massacri dei Mongoli e delle Crociate". Nel mese di giugno le Nazioni Unite propongono una tregua, che Israele utilizzò per riorganizzarsi e aumentare la leva militare. Il giorno 27 il mediatore dell'ONU, Folke Bernadotte, presenta una proposta di accordo che viene rifiutata da entrambe le parti. Il 17 settembre il diplomatico svedese viene assassinato dai terroristi sionisti del Lehi. L'offensiva venne bloccata dal neonato esercito israeliano (Tzahal) e le forze arabe furono costrette ad arretrare, e mentre queste ultime riuscirono a occupare solo minime parti della Palestina (la Striscia di Gaza e la Cisgiordania), le forze armate israeliane occuparono la gran parte del territorio che era stato sotto il Mandato britannico.

    La guerra, che terminò con la sconfitta araba nel maggio del 1949 creò quello che resterà la causa degli scontri successivi: circa 700 000 profughi arabi, in gran parte fuggiti dagli orrori della guerra e in parte indotti o costretti ad abbandonare le loro proprietà dai vincitori del confronto. Ad essi sarà impedito il ritorno nello Stato d'Israele, il che è in diretto contrasto con l'articolo 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo [2]. Non fu permesso il loro ingresso nei territori degli Stati arabi confinanti che intendevano in modo tale seguitare a mantenere una pressione psicologica e morale su Israele e gli Stati che ne appoggiavano l'iniziativa.

    Battaglie d'ottobre in quella che per Israele è la sua "guerra d'indipendenza"

    La Guerra del 1948, chiamata in Israele "Guerra d'indipendenza", è considerata una sorta di mito fondativo nello stato ebraico. Si è spesso posto l'accento sulla forte disparità di forze tra il piccolo Stato d'Israele e le sette potenze arabe. Nuove statistiche hanno messo in dubbio tale disparità, almeno sotto il profilo del numero dei combattenti: allo scoppio del conflitto, quelli arabi sarebbero stati all'incirca 25.000, tra regolari e non, contro 35.000 israeliani. Entro il mese di luglio, la mobilitazione israeliana aveva raggiunto le 65.000 unità, e alla fine dell'anno si arrivò ai 96.400. Sul fronte opposto, le forze rimasero sempre circa la metà di quelle israeliane. Peraltro, mentre gli arabi schierarono subito forze organizzate, dotate di mezzi corazzati, aerei ed artiglieria e con militari di buona qualità (soprattutto nel caso della Legione Araba transgiordana) gli israeliani disponevano, almeno nelle prime fasi della guerra, solo di armi leggere e di personale che era stato, in larga parte, addestrato in maniera sommaria. Un grave svantaggio per la Lega Araba fu la mancanza di ogni coordinamento e piano strategico, cosa che consentì agli israeliani di affrontare i paesi arabi uno alla volta.

    L'armistizio di Rodi, non sottoscritto dall'Iraq, pur rappresentando una tregua, non rappresentò una soluzione del problema. Nel testo dell'armistizio si legge infatti che la linea di cessate il fuoco (la cosiddetta Linea Verde) "è una linea d'armistizio che non deve in alcun modo essere considerata un confine di Stato in senso politico o territoriale e non pregiudica i diritti, le aspirazioni e le posizioni delle parti riguardo all'assetto futuro del contenzioso". Con questa dichiarazione gli Stati arabi resero palese il rifiuto di riconoscere l'esistenza di Israele.

    Né l'Egitto né la Transgiordania si adoperarono per la creazione dello Stato arabo di Palestina. La parte di Gerusalemme controllata dalla Transgiordania fu interdetta agli Ebrei mentre alcune sinagoghe e luoghi di culto furono profanati e saccheggiati. Israele annetté la parte settentrionale della Palestina che fu da essa chiamata Galilea e altri territori a maggioranza araba conquistati nella guerra, corrispondenti a un ulteriore 26% dell'originale Mandato britannico per la Palestina. Conseguentemente 160 000 Arabi acquistarono la cittadinanza israeliana per restare nelle loro case, conquistando anche il diritto di voto. Furono però sottomessi - a differenza dei cittadini ebrei - alla legge militare fino al 1966. Durante questo periodo fu loro espropriata gran parte della terra [3]. Fu comunque una situazione più positiva rispetto a quella dei 726 000 loro compatrioti, costretti all'esilio da apolidi. Nei territori sotto il controllo giordano ed egiziano, 17 000 ebrei vennero cacciati dalle loro case e dal quartiere ebraico di Gerusalemme Vecchia.

    Negli anni immediatamente successivi, dopo che il 5 luglio 1950, la Knesset aveva votato la Legge del Ritorno - che garantiva il diritto a tutti gli ebrei di immigrare in Israele, abolendo tutte le limitazioni imposte dal Libro Bianco britannico - una massa di circa 850 000 ebrei fuggì dai paesi arabi all'interno dei quali avevano seguitato a vivere in crescente situazione di difficoltà, di discriminazione e talora a rischio stesso della propria incolumità. Circa 600 000 di loro arrivano in terra d'Israele e nell'arco di 3 anni la popolazione, che in un primo censimento contava circa 850 000 persone, raddoppiò costringendo il governo ad imporre un regime di forte austerità e di razionamento dei generi di prima necessità. Nello stesso anno, il neonato regno di Giordania annetté amministrativamente la Cisgiordania e, unico tra gli Stati arabi, concesse la cittadinanza ai numerosi Palestinesi ivi residenti.

    Gli anni che vanno dal 1948 al 1954 vedono vari tentativi di porre fine al problema dei profughi: alcuni proposte giunsero da Israele, mentre ad altre Israele si oppose. Ad esempio Israele propone il ritorno di circa 100 000 Palestinesi, cercando di concordare l'assorbimento dei restanti da parte dei paesi arabi confinanti, ma nel dicembre del 1948 Israele si rifiuta di attuare la richiesta dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di concedere il diritto di ritorno ai profughi palestinesi fuggiti in seguito ai disordini del 1947. Tutti i tentativi di accordo si arenano, per un motivo o per l'altro. Israele, comunque, per motivi di ricongiungimento familiare concede circa 70 000 permessi di rientro a Palestinesi.

    Dopo l'assassinio nel 1951 di Re ʿAbd Allāh di Giordania da parte di un oppositore palestinese contrario alle voci alle aperture del sovrano verso Israele, il ministro israeliano David Ben Gurion nel 1955 dichiarò: "Se vi è un qualunque statista arabo disposto a parlare con me per migliorare le nostre relazioni, sono pronto a incontrarlo in qualunque luogo e momento".

    La guerra per il Canale di Suez

    Nel 1952 in Egitto un colpo di Stato porta al potere i Liberi Ufficiali del generale Muhammad Neghib e del colonnello Jamāl ‘Abd al-Nāsir. Nel 1954, sotto la protezione egiziana, nascono i gruppi (terroristici o partigiani, a seconda dei punti di vista) dei cosiddetti fidā'iyyīn che portano a compimento centinaia di incursioni armate in territorio israeliano. Nel 1956 l'Egitto blocca il Golfo di Aqaba e nazionalizza il Canale di Suez impedendone il passaggio alle navi israeliane. Francia e Gran Bretagna, che ne avevano il controllo e che controllavano il pacchetto azionario della Compagnia del Canale, strinsero accordi segreti con Israele per riprenderne il controllo. L'esercito israeliano attaccò le forze egiziane e raggiunse il canale di Suez attaccandolo con i gruppi di paracadutisti comandati da Ariel Sharon. Sotto le pressioni dell'ONU, con il consenso di Francia e Gran Bretagna, nel 1957 Israele si ritirò dal Sinai a patto che l'ONU inviasse una forza di interposizione a difesa del confine con l'Egitto.
     
  5. (marzo)

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    Ariel Sharon

    All'inizio della guerra del 1956, Israele estese il coprifuoco (fino ad allora solo notturno) nei villaggi arabi sul confine giordano; all'epoca i palestinesi cittadini di Israele erano sottoposti alla legge militare. A Kafr Qasim, la polizia di frontiera, il cui capo era Malinki, a sua volta sotto il comando di Shadmi, colonnello dell'esercito, sparò ai contadini che ritornavano dai campi, e che non erano stati informati dell'estensione del coprifuoco; ne uccise 48, Per le proteste del Partito Comunista israeliano, fu intrapreso un processo; 8 persone, fra poliziotti e soldati, furono condannati per omicidio. Malinki e Dahan, il comandante del plotone che aveva sparato, furono condannati rispettivamente a 17 ed a 15 anni di carcere. Shadmi fu condannato al pagamento di una monetina per aver esteso il coprifuoco senza permesso. Tutti i condannati al carcere furono liberati l'anno successivo; Malinki e Shadmi furono promossi

    Gli anni successivi vedono la popolazione israeliana raggiungere i due milioni di persone (1958) mentre un colpo di Stato in Iraq porta alla morte di Re Faysal II e ad una svolta filo-sovietica nella politica del Paese. Nel 1959 l'URSS vieta l'emigrazione ai suoi cittadini di religione israelitica. Nello stesso anno nasce il gruppo armato palestinese al-Fath che nel proprio statuto riporta: "qualunque trattativa che non si basi sul diritto di annientare Israele sarà considerata alla stregua di un tradimento".

    Nel 1962 gli ebrei possono emigrare dal Marocco, permettendo a circa 80 000 persone di raggiungere Israele.

    Nel maggio del 1964 viene fondata l'OLP con il benestare degli Stati arabi. Lo statuto proclama la necessità di distruggere Israele con la lotta armata, come obiettivo strategico della nazione araba nel suo complesso.

    La guerra dei sei giorni

    Il 22 maggio del 1967, quando le truppe ONU ebbero completato il ritiro dall'Egitto (imposto da Nasser), il Presidente Jamāl ‘Abd al-Nāsir dichiara che la questione Per i paesi arabi non riguarda la chiusura del porto di Eilat, ma il totale annientamento dello Stato di Israele.

    Il 5 giugno del 1967 scoppia la guerra dei sei giorni: le forze israeliane guidate dal Ministro della Difesa Moshe Dayan e dal Generale Yitzhak Rabin iniziano le ostilità attaccando simultaneamente quelle egiziane, giordane e siriane e distruggendo a terra l'intera aviazione dei tre Paesi. Israele offre al governo giordano la possibilità di non essere coinvolto ma i cannoneggiamenti su Gerusalemme decretano il rifiuto giordano.

    In sei giorni di guerra Israele occupa il Sinai e le alture del Golan, Cisgiordania e Striscia di Gaza. Gerusalemme viene riunificata quando nella sua popolazione di 250 000 abitanti ben 180 000 sono ebrei.

    Il Primo Ministro israeliano Levi Eshkol dichiara che i territori della Cisgiordania resteranno sotto il controllo israeliano sino a quando i Paesi arabi continueranno a progettare la distruzione dello Stato di Israele. Il 1º settembre la Lega Araba, riunita in Sudan, esprime 3 no: "no al riconoscimento di Israele, no al negoziato con Israele, no alla pace con Israele".

    La "Guerra dei sei giorni" fu anche l'evento grazie al quale Israele attirò l'attenzione degli Stati Uniti, tanto da riuscire ad attirare il 50% degli aiuti economici complessivamente forniti dagli USA alle nazioni estere, senza tener conto delle abbondanti e aggiornate forniture tecnologiche e militari. In molte note governative USA si individua come il principale pericolo per gli Stati Uniti in Vicino e Medio Oriente il nazionalismo arabo, in grado di portare a tendenze autonome e antioccidentali gli Stati di una regione fortemente strategica per l'economia mondiale. La sconfitta che Israele inflisse a Jamāl ‘Abd al-Nāsir fa sì che Israele diventi, in quanto fedele alleato, un ottimo avamposto statunitense nella regione.

    Il 22 novembre 1967 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU adotta la risoluzione n. 242 per ristabilire la pace nei Territori Occupati e per il ritorno ai confini antecedenti la Guerra del 1967. Israele annette però Gerusalemme Est, in violazione alla risoluzione, e proclama la città riunificata sua capitale. Nonostante il prodigarsi dell'inviato ONU Gunnar Jarring, non è possibile intavolare trattative per il rifiuto posto dai Paesi arabi a trattative dirette con il governo israeliano.

    Nel 1968 iniziano gli attentati terroristici palestinesi al di fuori di Israele. Nel settembre 1970, dopo il dirottamento di 4 aerei nell'aeroporto giordano di Zarqa (dove furono poi fatti esplodere), il re di Giordania scatena una repressione militare colpendo le organizzazioni palestinesi che s'erano mostrate restie a piegarsi alla sovranità della legge giordanica, legittimando così il nome che una parte di esse si dette di Settembre nero.

    Nel 1972 un gruppo di Settembre Nero stermina la squadra israeliana che doveva partecipare alle Olimpiadi di Monaco.

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  6. (marzo)

    (marzo) Presidente Onorario BMW

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    20 Marzo 2010
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    bmw E87 ex bmw E46
    è comunque un sunto abbastanza realistico, dove si evince che la frase "i sionisti gli hanno rubato le terre" è veramente ridicola..




    poi vennero la guerra del Kippur,bordelli con il libano,l'intifada, e tutti i vari atti terroristici molto comodi ai vari arabazzi, che li perpetrano e poi li rivendicano con la motivazione della causa palestinese..

    diciamo che fa comodo a molti usare gli ebrei come capro espiatorio..

    del resto sarebbe come se noi facessimo ancora la guerra a MC007 perchè quella terra era nostra..

    quel che è stato è stato.

    a coloro che reputano gli ebrei responsabili della "mancata pace", vorrei ricordare che in giro per il mondo non mi pare che si verifichino violenze o atti terroristici per mano di costoro.

    invece per mano islamica di attentati e violenze ve ne sono a miliardi.

    in ogni guerra in corso vi sono loro, mica gli ebrei..

    non mi pare certo che siano popoli votati alla pace o al dialogo..

    ma ciò nonostante anche tu ha dato torto agli ebrei e ragione a loro

    è come la storia di che guevara.

    lo avete descritto come un grande, quando invece accoppava la povera gente perchè voleva uno stato tutto suo da comandare,e se i contadini del luogo non volevano unirsi a lui per quello scopo li trucidava..
     
  7. hpfan

    hpfan Amministratore Delegato BMW

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    21 Marzo 2011
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    496.281
    Serie.....313!!
    Attento amico mio: questa visione dell'evoluzionismo è ancora troppo affetta da derive Lamarckiane.

    La specie che meglio si adatta, no: la specie (e la razza all'interno della specie, e l'individuo all'interno della razza - razza è inesatto ma ci capiamo no?) che fa arrivare all'età adulta il maggior numero possibile di prole feconda.

    Ecco perché ha ragione marzo, questi in due generazioni ci mangiano: ma non perché loro lavorino e noi no, semplicemente perché noi facciamo 1.8 figli a coppia, e loro ne fanno 4.

    Ma la colpa è nostra, mica loro...
     
  8. gnappus2002

    gnappus2002 Presidente Onorario BMW

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    1 Novembre 2010
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    bmw 335 cabrio
    Colpa mia, che ho rammentato ieri a Redi l'evoluzionismo :D /emoticons/biggrin@2x.png 2x" width="20" height="20">

    Ma quante tastiere avete consumato in mia assenza? :D /emoticons/biggrin@2x.png 2x" width="20" height="20">

    Per evitare il multiquote più lungo del secolo, solo una battuta per rendermi inviso ai più: quindi smettete di dare soldi a save the children.(io mai fatto quindi non posso smettere)
     
  9. redi-one

    redi-one Presidente Onorario BMW

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    3 Gennaio 2007
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    @marzo i sionisti era sottinteso fossero loro.
     
    Ultima modifica di un moderatore: 5 Ottobre 2012
  10. redi-one

    redi-one Presidente Onorario BMW

    21.869
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    3 Gennaio 2007
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    A me nulla:p
     
  11. redi-one

    redi-one Presidente Onorario BMW

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    3 Gennaio 2007
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    Io intendevo il darwinismo sociale,ora mi sono preso pure il ciccheto dal gnappus;)

    Aspetta che accendo il pc;)

    comunque il messaggio si rifaceva al pensiero di marzo e mm7 di rispedire in patria 2,7 milioni di turchi residenti in germania
     
    Ultima modifica di un moderatore: 5 Ottobre 2012
  12. redi-one

    redi-one Presidente Onorario BMW

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    3 Gennaio 2007
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    ti sbagli,già da 1917 dalla dichiarazioen di Balfour si cerco di arginare il fenomeno sionista che per cronaca arreco molti danni anche la protettorato inglese di quei tempi.

    così non rendi giustizia i palestinesi con il miraggio di qualche soldo furono privati delle loro terre e poi con al guerra scacciati,tutt'oggi continia lo scempio dell'acquisto da parte dei cittadini israeliani delle ultme case di gerusalemme ancora in loro possesso .
     
    Ultima modifica di un moderatore: 20 Ottobre 2012
  13. gnappus2002

    gnappus2002 Presidente Onorario BMW

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    1 Novembre 2010
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    bmw 335 cabrio
    ??

    Cosa ?
     
  14. redi-one

    redi-one Presidente Onorario BMW

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    3 Gennaio 2007
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    era una battuta;)

    per i polpastrelli persi nella notte;)
     
  15. gnappus2002

    gnappus2002 Presidente Onorario BMW

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    1 Novembre 2010
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    bmw 335 cabrio
    Immaginavo fosse riferito al mio "tastiere consumate" ma sa ci vuole l'interprete talvolta ;) /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20">
     
  16. (marzo)

    (marzo) Presidente Onorario BMW

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    20 Marzo 2010
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    bmw E87 ex bmw E46
    veramente oggi sono gli italiani alla fame che col miraggio di qualche soldo svendono tutto agli stranieri.

    ora i cinesi comprano anche i muri, e scacciano noi..

    lo stesso fanno gli arabazzi con gli esercizi commerciali, ecc.

    indignati per questo semmai..
     
  17. redi-one

    redi-one Presidente Onorario BMW

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    3 Gennaio 2007
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    veramente è stato il sistema italia a non capire cosa comportasse la globalizzazione, in questi anni l'italia ha lasciato il suo destino in mano al fato,lasciando un senso di aleatorietà a tutti noi.
     
  18. (marzo)

    (marzo) Presidente Onorario BMW

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    20 Marzo 2010
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    bmw E87 ex bmw E46
    è stato il sistema italia "democratico"...

    se ci fosse stato un regime tendenzialmente autarchico direi proprio che non sarebbe accaduto..
     
  19. redi-one

    redi-one Presidente Onorario BMW

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    3 Gennaio 2007
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    quindi,dalle tue parole devo dedurre che sei consapevole del fatto che popolo italiano non sia pronto per la democrazia.
     
  20. (marzo)

    (marzo) Presidente Onorario BMW

    20.852
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    20 Marzo 2010
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    bmw E87 ex bmw E46
    è la stessa natura umana che rende impossibile la democrazia (intesa nel senso nobile del termine)

    e la democrazia che abbaimo noi non è altro che una Pluridittatura camuffata..

    il popolo italiano è pronto per essere macellato (e non se ne rende nemmeno conto)
     
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