Incipit

Discussione in 'Libri e riviste' iniziata da t.a.g., 22 Ottobre 2008.

  1. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.672
    756
    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    West Maui / Hawaii / Tokyo / Giappone
    PRIMAVERA: OGGI
    Non un'altra notte.
    L'uomo noto come lo Zibetto aprì gli occhi. Un geco verde-grigio lo guardava fisso. La minuscola lucertola, immobile, sembrava aggrappata al fiore di anthurium disegnato sulla tappezzeria. Teneva il capo girato e continuava a fissare lo Zibetto.
    Non un'altra notte.
    Al di là della porta-finestra schermata dalle palme da cosso stormivano dolcemente ai venti freschi provenienti dalle montagne di West Maui, che avvolgevano le fronde lunghe e voluttuose in una carezza da innamorato. Era proprio lì, in quello speciale punto delle Hawaii, che lo Zibetto veniva sempre dopo un incarico. Dopo una rimozione. Ma questo andava al di là perfino della morte.
    Lo Zibetto si asciugò il sudore dalla fronte spaziosa. Lo spirito di quell'incubo ossessionante gli faceva tremare le dita. Ma la presenza di un incubo perlomeno stava ad indicare che lui aveva dormito.
    Sì, un'altra notte.
    Vide la pallida luce dorata che inondava le cime delle palme, mentre il sole si levava sopra i picchi ad oriente, e pensò: Ho superato un'altra notte.


    [Eric Van Lustbader - Zero]

    Una classica spy story di un maestro del genere. Da leggere tutto d'un fiato (poi vi voglio vedere al lavoro, il mattino successivo).
     
  2. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.672
    756
    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    Ricordo ancora il mattino in cui mio padre mi fece conoscere il Cimitero dei Libri Dimenticati.
    Erano le prime giornate dell'estate del 1945 e noi passeggiavamo per le strade di una Barcellona prigioniera di un cielo grigiastro e di un sole color rame che inondava di un calore umido la rambla de Santa Monica.
    "Daniel, quello che vedrai oggi non lo devi raccontare a nessuno" - disse mio padre. "Neppure al tuo amico Tomas."

    [Carlo Ruiz Zafòn - L'ombra del vento]

    Siamo a Barcellona, nell'estate del 1945. Daniel, che ha 11 anni, viene condotto al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo segreto nel cuore del Barrio Gotico dove vengono sottratti all'oblio migliaia di volumi di cui il tempo ha cancellato il ricordo. Qui Daniel entra in possesso del libro "maledetto" che cambierà il corso della sua vita, introducendolo in un labirinto di intrighi legati alla figura del suo autore e da tempo sepolti nell'anima oscura della città.
    Dal passato emerge una storia di passioni illecite, di amori controversi e impossibili, di amicizie e lealtà assolute, di follia omicida e, soprattutto, un macabro segreto gelosamente custodito in una villa abbandonata del Tibidabo. Nella storia Daniel ritrova a poco a poco inquietanti paralleli con la sua vita, sullo sfondo di una Barcellona dalla duplice identità: quella ricca ed elegante degli antichi splendori del Modernismo, e quella cupa degli anni successivi alla guerra civile.
    Un gran bel libro, forse un po' deludente nel finale, che occhieggia a situazioni e personaggi nello stile del grande Manuel Vázquez Montalbán.
     
  3. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.672
    756
    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    La notte del trenta agosto 2039 un'ondata di caldo eccezionale soffocava gli Stati Uniti. Il termometro a New York segnò quarantadue gradi; a mezzanotte tutte le docce della città emisero un ululato di agonia, e il rantolo delle tubature annunciò che l'erogazione di acqua era sospesa fino alle otto di mattina. Metà degli abitanti invase le strade cercando scampo verso il mare. La Coca Cola vendette solo in quella notte quaranta milioni di litri di bibita, un lago nero e zuccherino che avrebbe potuto sostenere tutta la flotta Usa. I cubetti di ghiaccio valevano più dei diamanti, e si narra di famiglie che si bevvero la piscina di casa.

    [Stefano Benni - Terra!]
     
  4. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

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    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
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    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    "C'è un freddo straordinario, 18 gradi Celsius sotto zero, e nevica, e nella lingua che non è più mia la neve è 'qanik', grossi cristalli quasi senza peso che cadono in grande quantità e coprono la terra con uno strato di bianco gelo polverizzato. L'oscurità di dicembre sale dalla fossa che sembra illimitata come il cielo che ci sovrasta. In questa oscurità i nostri volti sono solo dischi di pallida luce, ma riesco ugualmente a percepire la disapprovazione del pastore e del becchino per le mie calze nere a rete...".

    [Peter Høeg - Il senso di Smilla per la neve]

    La protagonista del libro è Smilla, una donna con un forte carattere indipendente. da bambina, dopo la morte della madre (nativa groenlandese), si trasferisce in danimarca insieme al padre, famoso scienziato danese, senza mai riuscire ad adattarsi al nuovo ambiente. trascorre le proprie giornate in compagnia di Esajas, un bambino inuit che si fida solo di lei.
    quando Esajas viene trovato morto, Smilla non può credere alla versione della polizia, secondo cui il bambino è scivolato dal tetto innevato di un palazzo. perché Smilla sa leggere la neve, e quello che la neve racconta è che il bambino non è morto per un incidente. sfidando la polizia, Smilla comincia la sua indagine, ricorrendo a ogni mezzo pur di capire cosa è successo...
    la lettura di questo romanzo non è delle più semplici, ma la storia, ricca di sfumature che abitualmente sono estranee al genere thriller, l'ambientazione e soprattutto i personaggi sono gli elementi straordinari di questa interessantissima opera.
    nel 1997 è stato girato l'omonimo film con un cast stellare, che però a mio avviso perde parecchio rispetto al libro e soprattutto rovina la figura femminile di Smilla. :wink:
     
  5. Davide-Z

    Davide-Z Direttore Corse

    1.794
    84
    11 Aprile 2007
    Reputazione:
    2.776
    Gpz900r & 550- Z1000 06
    ma secondo te uno si mette a leggere la divina commedia? 8-[ :mrgreen::mrgreen:
     
  6. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.672
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    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
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    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    io si :redface:
    specialmente l'inferno, del quale conosco parecchie parti a memoria.. dopo tanti anni, alcuni versi mi fanno ancora venire i brividi
     
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  7. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.672
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    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    "Sarà dura, pensavano i parigini. Aria di primavera. Una notte di guerra, l'allarme. Ma la notte svanisce, la guerra è lontana. Quelli che non dormivano, i malati nei loro letti, le madri con un figlio al fronte, le donne innamorate con gli occhi sciupati dal pianto, sentivano il primo soffio della sirena, ancora solo un ansito profondo simile al sospiro che esce da un petto oppresso. In pochi istanti il cielo tutto si sarebbe riempito di clamori. Che venivano da lontano... "

    [Irene Nemirovsky - Tempesta in Giugno, dalla raccolta Suite Francese]
    http://www.bmwpassion.com/forum/showpost.php?p=2953248&postcount=236
     
  8. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.672
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    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    qualche volta, mentre si fa la spesa, stufi di scegliere yogurth, formaggi, biscotti e pasta all'uovo, ci si allontana lasciando alla propria compagna il provvedere al quotidiano. un po' in colpa, si può gironzolare fra scaffali colmi di cd, navigatori satellitari ultimo modello ed accessori per i-pod... poi, capita di notare un cestone di quei libri in edizione economica che non vuole proprio nessuno, e che qualche solerte commesso cerca di sbolognare. ma in quel cestone spesso si trovano piccoli tesori danneggiati dal tempo e dalla polvere, esiliati dagli scaffali "nobili" dove troneggia l'ultimo best seller con sovracopertina damascata... così vi può capitare, come capitò a me alcuni anni or sono, di trovare un'opera che vi suscita nuovi pensieri...e che vi fa capire che, su alcune cose, PENSAVATE di aver capito tutto...

    La matematica è una disciplina che, anche a partire dall'aspetto più semplice, può essere sviluppata in due direzioni opposte. La direzione più familiare è quella costruttiva che si sviluppa con una complessità gradualmente crescente; dai numeri interi alle frazioni, ai numeri reali, ai numeri complessi; dall'addizione e dalla moltiplicazione alla differenziazione ed alla integrazione, fino alla matematica superiore. L'altra direzione, che è meno comune, procede, per analisi, ad una nascente astrazione e semplicità logica; invece di ricercare quel che può essere definito e dedotto dalle asserzioni iniziali, cerca i concetti ed i princìpi più generali, nei cui termini quello che era il punto di partenza può essere definito o dedotto. È proprio il fatto di percorrere questa opposta direzione che distingue la filosofia matematica dalla matematica ordinaria.

    [Introduzione alla filosofia matematica - Bertrand Russell]
     
  9. MixCompacte36

    MixCompacte36 Presidente Onorario BMW

    6.833
    466
    30 Novembre 2007
    Reputazione:
    1.634.558
    316i Compact e36 / 320d e46
    Semplicemente incantato.

    Quanto appena letto mi richiama alla mente quello che scriveva nella prefazione alla propria opera "La figura e il Numero" il compianto Marcello Bruni, mio docente di Geometria alla Sapienza di Roma negli anni 95/96, luminare delle scienze matematiche ed autore di un teorema sullo spazio n-dimensionale. Ma ecco l'incipit...

    "La matematica possiede,in grado forse più alto delle altre scienze, due anime differenti. da un lato essa è tesa a ceracre una risposta ai problemi che essa incontra nel suo progredire o che le vengono suggeriti dalla tecnica e dalle altre discipline: è il momento della ricerca.
    D'altro canto essa organizza il patrimonio dei suoi risultati secondo strutture logiche perfette ed inoppugnabili: e questo è l'aspetto filosofico.


    [...]

    La figura e il numero: una formula e molte figure. La figura per spiegare, la figura per capire. e la figura per immaginare. Perché si disegna con la mente e la fantasia, assai più che con la matita. e infine lòa geometria per immaginare; per acquisire una più immediata visione intuitiva, per vedere sotto una luce figurativa problemi di ordine scientifico, per sostituire a molti calcoli poche e semplice architetture generali."


    Marcello Bruni, Roma, 1990.
     
  10. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

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    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
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    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    un recente post di mixcompacte36 mi ha ricordato l'autore di una deliziosa opera umoristica di cui metto l'incipit, che non poteva non colpire il figlio di un farmacista...

    Eravamo in quattro - George, William Samuel Harris, io e Montmorency. Eravamo seduti nella mia stanza, fumando e parlando di come eravamo messi male - intendo messi male da un punto di vista medico, ovviamente. Ci sentivamo tutti giù di morale, e la cosa ci preoccupava molto. Harris disse che a volte veniva sopraffatto da attacchi di vertigine così forti da non sapere più cosa stava facendo; e allora George disse che anch'egli soffriva di attacchi di vertigine da non sapere più cosa stava facendo. Per quanto mi riguardava, era il mio fegato ad essere in disordine. L'avevo saputo leggendo le indicazioni di una confezione di pillole per il fegato, in cui erano descritti i diversi sintomi dai quali si può capire di avere il fegato in disordine. Io li avevo tutti.

    [Jerome Klapka Jerome - Tre uomini in barca (per non parlare del cane)]
     
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  11. MixCompacte36

    MixCompacte36 Presidente Onorario BMW

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    30 Novembre 2007
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    316i Compact e36 / 320d e46

    bellissima citazione, tag! ho letto più volte sia questo che tre uomini a zonzo...uno spasso!:wink:
     
  12. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.672
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    23 Dicembre 2006
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    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    La voce femminile si diffonde dall'altoparlante, leggera e piena di promesse come un velo da sposa.
    - Il signor Malaussène è desiderato all'Ufficio Reclami.
    Una voce velata, come se le foto di Hamilton si mettessero a parlare. Eppure, colgo un leggero sorriso dietro la nebbia di Miss Hamilton. Niente affatto tenero, il sorriso. Bene, vado. Arriverò probabilmente la settimana prossima. È il 24 dicembre, sono le 16 e 15, il Grande Magazzino è strapieno. Una fitta folla di clienti gravati dai regali ostruisce i passaggi. Un ghiacciaio che cola impercettibilmente, in un cupo nervosismo. Sorrisi contratti, sudore lucente, ingiurie sorde, sguardi pieni d'odio, urla terrorizzate di bambini acciuffati da Babbi natale idrofili.
    - Non aver paura, tesoro, è Babbo Natale!
    Rapidi flash.

    [Il Paradiso degli Orchi - Daniel Pennac]

    è il primo romanzo del ciclo "malaussène" di Pennac, uno dei miei autori preferiti. il protagonista, Benjamin Malaussène, fa di professione il "capro espiatorio": è pagato per prendersi le colpe di qualunque difetto di qualunque prodotto venduto ai grandi magazzini, ed ogni volta che viene chiamato dall'ufficio reclami deve subire un terrificante ed umiliante cazziatone, con il fine di impietosire a tal punto l'acquirente da costringerlo a ritirare il reclamo. proprio dopo aver concluso una delle sue solite performance, nei grandi magazzini avviene un attentato: uno scoppio, urla, poi il silenzio. solo una vittima: un uomo dilaniato, ritrovato con la patta aperta. benjamin torna a casa, dopo il lavoro, alla sua numerosa e pittoresca famiglia che sembra tratta da una piéce teatrale: un sacco di fratelli, un cane epilettico, una madre che vive i suoi amori in giro e che torna a casa, ogni volta, con un nuovo bambino. c'è poi un nuovo problema: sua sorella, che sembrava aver trovato la sua strada, di nuovo a chiedergli aiuto: è incinta e non sa cosa fare...
    la prosa di pennac è deliziosa, ricca com'è di ironia, originalità e di intelligenti paradossi, sempre in bilico fra ordine e caos, la realtà romanzata o il romanzo reale. non so come non ci si possa infatuare di un autore del genere :wink:
     
  13. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.672
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    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
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    [Trilogia di New York - Paul Auster]
    il cuore della produzione di uno scrittore contemporaneo fra i più interessanti. "The New York Trilogy" è una trilogia di racconti degli anni 1985-'86, funzionali l'uno all'altro.

    City Of Glass
    incipit: "Cominciò con un numero sbagliato, tre squilli di telefono nella notte…"
    Quinn è un mediocre scrittore di racconti polizieschi, e galleggia in una vita altrettanto mediocre, da sconfitto, fino a quando non viene destato nel cuore della notte da una telefonata: una debole voce maschile (forse) lo chiama "detective Paul Auster", e chiede di essere protetto da qualcuno che lo vuole uccidere. Quinn coglie la palla al balzo per uscire dalla sua squallida vita, impersonando il detective e pedinando il presunto futuro omicida.

    Ghosts
    incipit: "In principio c'è Blue. Più tardi c'è White e dopo ancora Black, e prima del principio c'è Brown."
    Blue, un detective privato allievo del vecchio Mr. Brown, viene assunto dal misterioso Mr. White per tenere sotto controllo un certo Mr. Black, individuo dalla vita monotona. armato di un binocolo ed appostato nella finestra di fronte, Blue entra nella vita di Black piano piano, giorno dopo giorno, spiandolo, seguendolo, leggendo persino gli stessi libri del suo sorvegliato fino a quando la situazione non precipita…

    The Locked Room
    incipit: "Adesso mi sembra che Fanshawe ci sia sempre stato."
    Fanshawe è morto: era il migliore amico del narratore di quest'ultima storia, un narratore che viene chiamato dalla moglie del defunto perché possa leggere quanto scritto dall'amico morto, mediocre autore. è possibile che egli entri completamente a far parte della famiglia dell'amico? che ne arrivi a sposare la moglie e ad adottare il figlio?

    premesso che presi singolarmente i 3 racconti possono dire poco e niente, si capisce come sia una trilogia da leggere in ordine e possibilmente tutta di un fiato. il filo conduttore che lega i racconti è una new york del tutto particolare, "vera ma posticcia", sulla quale i personaggi e le vicende narrate si sovrappongono come tre sottili lastre di vetro. la città non è descritta "visivamente" ma è "percepita" attraverso i sensi: auster si sofferma su particolari olfattivi come gli odori dei locali, i miasmi della strada, su particolari auditivi veri come il traffico, sul cielo che è realmente soffocato dagli alti palazzi e mai completamente celeste… questa descrizione non rispecchia la new york abituale e turistica che siamo abituati a conoscere dai media e dai nostri viaggi, ma è la rappresentazione di un autore newyorchese che ne da una sua idea, molto intima e personale e per questo estremamente interessante.
    fondamentali sono i titoli dei tre racconti: la città di vetro sembra essere abitata da fantasmi che ricorrono in diverse forme ed in diverse storie ma a poco a poco ci si rende conto che forse tutto è soltanto la visione personale di qualcuno, l'idea di qualcuno… un'idea circoscritta, che non è opinione comune, un'idea il cui segreto sembra essere rinchiuso dentro una stanza…
    non siamo quindi di fronte a delle storie dalla a alla z con un inizio ed una fine ben definite, ma piuttosto a delle vicende avvolte dal mistero che si concatenano tra di loro come se appartenessero a dimensioni differenti, di realismo labile, che affascinano e che colpiscono proprio per la surreale bellezza di alcune pagine: in "Città di vetro", ad esempio, bellissima è la scena in cui l'inseguitore ed il pedinato si perdono nel dedalo delle street e delle avenue newyorkesi, mentre in "Fantasmi" è meraviglioso il dialogo surreale e "saggistico" tra Mr. Blue travestito da barbone e Mr. Black, l'oggetto della sua indagine; ne "La stanza chiusa" invece, il culmine narrativo è indubbiamente il finale, quando ogni cosa sembra convergere verso una focale per poi divergere improvvisamente per dieci, cento, mille strade diverse.
    non è una lettura facile. può risultare un vero mattone, anche se non si tratta di storie molto lunghe, può piacere alla follia. :wink: auster direbbe...
    "Come ha detto qualcuno, le storie capitano solo a chi le sa raccontare.
    Analogamente, forse, le esperienze si presentano solo a chi è capace di viverle."
     
  14. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

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    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
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    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    Ho ancora nel naso l'odore che faceva il grasso sul fucile mitragliatore arroventato. Ho ancora nelle orecchie e sin dentro il cervello il rumore della neve che crocchiava sotto le scarpe, gli starnuti e i colpi di tosse delle vedette russe, il suono delle erbe secche battute dal vento sulle rive del Don. Ho ancora negli occhi il quadrato di Cassiopea che mi stava sopra la testa tutte le notti e i pali di sostegno del bunker che mi stavano sopra la testa di giorno. E quando ci ripenso provo il terrore di quella mattina di gennaio quando la katiuscia, per la prima volta, ci scaraventò le sue settantadue bombarde.

    [Il Sergente Nella Neve - Mario Rigoni Stern]

    In terra di Russia andarono in molti e ben pochi tornarono, vinse, come sempre nella storia, il Generale Inverno. Fra i molti che andarono e non tornarono ci fu mio prozio Erminio, fratello di mia nonna, fra quelli che tornarono Mario Rigoni Stern, che in questo suo primo romanzo ha voluto raccontare ciò che realmente accadde. Non come freddo memoriale, bensì come tentativo di ricreare l'atmosfera in modo tale che il coinvolgimento sia totale: si inizia a leggere, e poco a poco ci si ritrova intorno al tagliere con la polenta di segale, si vivono le pericolose ore del disimpegno dal combattimento, e infine si cammina, si combatte, si patisce la fame, si soffre il freddo, si prova l'angoscia della lunga ritirata...
    Quando, a distanza di anni, si rilegge un romanzo e si provano le stesse emozioni di un tempo è perché quell'opera ha mantenuto immutata la sua bellezza, e ciò avviene solo quando si tratta di un'opera di elevatissimo valore letterario.
    Ho sempre sognato che Zio Erminio, disperso e mai ritrovato, abbia perso la memoria e, sposato una bella e florida donna russa, abbia messo al mondo cinque o sei figli ed abbia avuto una vita felice, ignaro della sua famiglia italiana.
    E' un libro imperdibile che rientra a buon titolo fra i grandi romanzi pacifisti, con pari dignità del più famoso "Niente di nuovo sul fronte occidentale", di Erich Maria Remarque.
     
  15. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

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    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    Quando Mr. Silvera si decide infine (look, look, Mr. Silvera!) ad allentare la cintura di sicurezza e a protendersi sopra i suoi vicini per sbirciare dall'oblò, Venezia è ormai sparita; non vede che un lontano frammento di mare color alluminio e un immediato, massiccio trapezio d'alluminio, l'ala.
    "The lagoon!" ripetono i turisti della sua e delle altre due comitive che riempiono il volo Z114, "La lagune! A laguna!..."
    Come sempre, è per loro indispensabile nominare, più che vedere, le città e i templi e le statue e gli affreschi e le cascate e le isole e tutte le terre e le acque che pagano per visitare.

    [Fruttero & Lucentini - L'amante senza fissa dimora]

    un uomo ed una donna si incontrano dopo essersi notati sull'aereo in arrivo a venezia. lei, intellettuale contessa romana esperta d'arte, lui, macilento accompagnatore turistico sulla quarantina, ma con un certo non so che... lo sguardo affascinante di un uomo che tutto ha visto e tutto ha provato. è l'inizio di una storia d'amore che durerà tre giorni, in cui il protagonista è il tempo, insieme importantissimo e no...
    allegoria della caducità e soprattutto dell'inafferrabilità dell'amore, scritto a tratti da "voce narrante" ed a tratti in prima persona dalla protagonista, si dipana fra i calli ed i ponti veneziani, in un'atmosfera onirica fino al rivelarsi del mistero che avvolge l'uomo... una condanna terribile, la peggiore che si possa immaginare. imho un capolavoro
    ragazzi, ditemi tranquillamente se sto rompendo, perchè non vedo seguito a questo 3d... :wink::mrgreen:
     
  16. Seraph

    Seraph Amministratore Delegato BMW

    3.471
    720
    3 Novembre 2008
    Reputazione:
    308.387
    .
    [FONT=Arial, Helvetica, sans-serif]Arrivai a New Orleans sotto la pioggia alle cinque del mattino. Mi fermai alla stazione degli autobus per un po' ma la gente mi deprimeva tanto che presi la valigia, uscii nella pioggia e cominciai a camminare. Non sapevo dove fossero le pensioni, dove fosse il quartiere povero.
    Avevo una valigia di cartone che cadeva a pezzi. Una volta era stata nera ma il nero si era scrostato e sotto si vedeva il cartone giallo. Avevo cercato di rimediare spalmando di lucido nero il cartone scoperto. Ma mentre camminavo la pioggia lavava via il lucido e mi feci due belle strisce nere sulle gambe dei pantaloni passando la valigia da una mano all'altra.
    Be', era una città nuova, forse mi avrebbe portato fortuna.
    Smise di piovere e uscì il sole. Ero nel quartiere nero. Continuai a camminare lentamente.
    " Ehi, povero bianco!".
    Misi giù la valigia. C'era una mulatta seduta sui gradini della veranda. Dondolava le gambe. Non era niente male.
    " Ehi, ciao, povero bianco!".
    " La vuoi un po' di fica, povero bianco?".
    Non dissi niente. Restai li a guardarla. Mi rideva in faccia. Teneva le gambe incrociate in alto e dondolava i piedi. Aveva un bel paio di gambe, portava i tacchi alti, dondolava i piedi e rideva. Presi la valigia e svoltai su per il vialetto. Vidi la tendina di una delle finestre alla mia sinistra spostarsi leggermente. Dietro c'era una faccia nera di uomo. Assomigliava a Jersey Joe Wolcott. Indietreggiai lungo il vialetto fino al marciapiede. La risate della mulatta mi seguì giù per la strada.


    [
    [/FONT]Charles Bukowski - Factotum ]
     
  17. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.672
    756
    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    Fillus de anima.
    È così che li chiamano i bambini generati due volte,
    dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un’altra. Di
    quel secondo parto era figlia Maria Listru, frutto tardivo
    dell’anima di Bonaria Urrai.
    Quando la vecchia si era fermata sotto la pianta del limone
    a parlare con sua madre Anna Teresa Listru, Maria
    aveva sei anni ed era l’errore dopo tre cose giuste. Le sue
    sorelle erano già signorine e lei giocava da sola per terra a
    fare una torta di fango impastata di formiche vive, con la
    cura di una piccola donna. Muovevano le zampe rossastre
    nell’impasto, morendo lente sotto i decori di fiori di campo
    e lo zucchero di sabbia. Nel sole violento di luglio il
    dolce le cresceva in mano, bello come lo sono a volte le cose
    cattive. Quando la bambina sollevò la testa dal fango,
    vide accanto a sé Tzia Bonaria Urrai in controluce che sorrideva
    con le mani appoggiate sul ventre magro, sazia di
    qualcosa che le aveva appena dato Anna Teresa Listru. Cosa
    fosse con esattezza, Maria lo capì solo tempo dopo.
    Andò via con Tzia Bonaria quel giorno stesso, tenendo
    la torta di fango in una mano, e nell’altra una sporta
    piena di uova fresche e prezzemolo, miserabile viatico di
    ringraziamento.

    [S'Accabadora - Michela Murgia]

    «Acabar», in spagnolo, significa finire. E in sardo «accabadora» è colei che finisce. Agli occhi della comunità il suo non è il gesto di un’assassina, ma quello amorevole e pietoso di chi aiuta il destino a compiersi. È lei l’ultima madre.
    questo commento, che compare nella controcopertina dell'edizione originale, svela l'argomento di questa dura e coinvolgente storia: l'eutanasia.
    con una prosa di altissima qualità, ambientata in Sardegna negli anni '50, vengono affrontate tematiche complesse e attualissime: l'adozione, l'eutanasia, i taciti patti che possono sussistere nelle comunità del duro mondo agro-pastorale.
    Maria, la piccola protagonista del romanzo, all'età di sei anni diventa "figlia d’anima" (fill'e anima) dell'anziana Bonaria Urrai. "figlia d'anima" significa che la piccola Maria diventa figlia acquisita dell'anziana donna, secondo il costume campidanese (ossia della pianura sarda che si trova al centro della Sardegna) che consente alle famiglie numerose di compensare la sterilità di un'altra famiglia attraverso un'adozione sulla parola; il patto è tacito e millenario: la figlia acquisirà lo status di erede, ma in cambio dovrà prendersi cura della madre adottiva nei bisogni della vecchiaia.
    Bonaria Urrai fa la sarta, questo è quello che sa Maria. ma c’è dell’altro. nell'oscurità l'anziana donna ha un ulteriore terribile compito: entra nelle case per porre fine alle sofferenze degli agonizzanti e portare una morte pietosa. è un atto ossimorico, quello dell'ultima madre: ferale e amorevole.
    Maria la scopre dopo, questa realtà. e la scoperta la sconvolge, la travolge, perché la giudica inaccettabile. perché discende dal crescente dividersi e differenziarsi fra l'etica millenaria di una antichissima società morente ed i nuovi valori che la incalzano.
    anche se, alla fine, un terribile monito della stessa Bonaria aleggia nell'aria, penetra nelle orecchie:
    "non dire mai: di quest'acqua io non ne bevo".
    se volete capire qualcosa in più della Sardegna, leggetelo :wink:
     
  18. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.672
    756
    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    Tom sbirciò alle sue spalle e scorse l'uomo che lo seguiva uscire dietro di lui dal Green Cage. Accelerò il passo, ma non c'era ombra di dubbio. L'uomo era proprio alle sue calcagna. Tom lo aveva notato cinque minuti prima mentre questi lo osservava con insistenza da un altro tavolo, come se non fosse proprio del tutto sicuro, ma quasi. A Tom, però, era sembrato sicuro abbastanza da indurlo a bere d'un fiato il suo drink, pagare in gran fretta e lasciare il locale.

    [Il talento di mr. Ripley - Patricia Highsmith]

    è il primo della serie di cinque romanzi in cui appare mr. ripley, il più fortunato personaggio creato da questa grandissima scrittrice.
    la trama: ripley viene inviato in italia al fine di convincere un ricco rampollo a tornare a casa, ma resta affascinato dalla dolce vita che conduce grazie alla sua disponibilità economica. ripley un certo punto si rende conto che sarebbe meraviglioso prenderne il posto, e, senza starci tanto a pensare, lo ammazza. fino a questo punto la storia si è mossa tra fatti che solo apparentemente sono secondari e non indispensabili: essi, invece, visti dalla prospettiva del protagonista, sono in realtà essenziali per delinearne la personalità e far in modo che la sua immorale scelta di colpo diventi logica, quasi giusta. da quando commette il suo primo omicidio e passa "il suo rubicone", ripley si sostituisce al ricco rampollo per goderne l'esistenza, e mette in piedi un enorme castello di menzogne che, con la loro traballante fragilità, lo tengono sempre in bilico sull'orlo del baratro. ma il baratro già lo ha accolto, e ripley continuerà ad uccidere perchè i suoi panni, ormai, gli stanno troppo stretti…
    la highsmith è capace di una scrittura suadente ed ambigua: sembra di entrare direttamente nella testa di ripley, di vedere il mondo come lo vede lui, di vivere le situazioni della vita come le vive lui... tanto da averne quasi compassione e da comprendere (se non addirittura giustificare) il suo modo di fare. ogni tanto ci si desta dalla lettura, con orrore... per un attimo, ma solo per un attimo abbiamo pensato di...:redface::redface::redface:
    da questo romanzo è stato tratto l'omonimo film di anthony minghella con matt damon, gwyneth paltrow, jude law, cate blanchett e philip seymour hoffman: un cast stellare che ha fatto a gara per rendere bellissimo il film =D>.
     
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  19. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

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    23 Dicembre 2006
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    "La signora non doveva fare una cosa simile" – disse la signorina Bartlett. "Non doveva farla assolutamente. Ci ha promesso delle stanze a sud, vicine e con una bella vista; invece queste sono stanze a nord, guardano su un cortile e sono molto distanti una dall'altra. Oh, Lucy!"
    "E per giunta è una cockney" – disse Lucy che l'inaspettato accento della signora aveva molto rattristato. "Sembra di essere a Londra." – Guardò le due file di inglesi seduti a tavola; la fila di bottiglie del'acqua, bianche, e delle bottiglie di vino, rosse, che correva tra gli inglesi: i ritratti della defunta Regina e del defunto poeta laureato che erano appesi dietro la schiena degli inglesi in una pesante cornice; l'avviso della Chiesa Inglese (Reverendo Cuthbert Roger, A. Oxon), che erano l'unica decorazione della parete. "Charlotte, non sembra anche a te di essere a Londra ? Faccio fatica a credere che appena fuori dall'uscio ci sono tante cose diverse. Probabilmente è perché sono stanca."
    "Questa carne è certamente già stata adoperata per fare il brodo" – disse la signorina Bartlett, posando la forchetta.
    "Desideravo tanto di vedere l'Arno. Le camere che la signora ci ha promesso nella lettera dovevano guardare sull'Arno. La signora non doveva proprio fare una cosa simile. Oh, è una vergogna !"
    "Per me va bene qualsiasi buco," – continuò la signorina Bartlett; – "ma è ben triste che tu debba avere una camera senza vista."

    [Camera con vista - Edward Morgan Forster]


    la firenze di primo novecento è la prima tappa del viaggio in italia di lucy honeychurch (un cognome che è tutto un programma...), in compagnia di una noiosa cugina zitella nelle vesti di chaperon.
    lucy è la tipica giovane ed inesperta ragazza della borghesia inglese, dibattuta fra il dovere di rispettare le rigide regole imposte dalla sua condizione sociale e la sua naturale spontaneità.
    la storia inizia dalla camera con vista ceduta a lucy ed alla cugina da due clienti della pensione fiorentina in cui alloggiano, e termina nella stessa camera con vista sull'arno, con una lucy che con il tempo è diventata più sicura di sé ed emancipata: la "magia italiana" le permette infatti di trovare il coraggio di spezzare le convenzioni sociali dell’epoca (evidenziate con grande sensibilità da forster), rifiutando un impeccabile ma noioso e bigotto fidanzato, e sposando invece il ragazzo stravagante, spontaneo e divertente di cui è realmente innamorata.
    in Camera con vista lucy incarna la ipocrita società borghese che cresce e cede al nuovo (negli auspici di forster), migliorandosi.
    lucy sarà dunque la nuova donna inglese, emancipata, una donna che sceglie da sola, liberandosi da tutte le influenze "tradizionali" (rappresentate nel romanzo dagli odiosi e perbenisti personaggi che la circondano e che osteggiano il suo innamoramento per lo "scandaloso" george).
     
  20. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

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    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
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    Eccomi condannato a ricordare un ragazzo dalla voce fessa - non già a causa della sua voce, né perché fosse la persona più piccola che io abbia mai conosciuto, o neppure perché fu strumento della morte di mia madre - ma perché è lui la ragione per la quale io credo in Dio: sono cristiano grazie a Owen Meany. Non ho la pretesa di vivere in Cristo, o con Cristo - e men che meno per Cristo, come tanti bigotti pretendono. Non ho una conoscenza tanto profonda del Vecchio Testamento, ed è dai giorni del catechismo che non leggo più il Vangelo - a parte quei brani di cui si dà lettura in chiesa. Mi sono piuttosto familiari quei passi della Bibbia riportati dal mio Libro di Preghiere. Questo, lo leggo spesso. La Bibbia, invece, solo alle feste comandate. Il Libro di Preghiere è molto più ordinato.

    [Preghiera per un amico - John Irving]


    un romanzo originalissimo, una storia di amicizia fra un ragazzo timido dal fisico normale ed un ragazzo con grande personalità e carisma, ma dal fisico "in miniatura".
    sullo sfondo dell'america perbenista che si prepara al drammatico scontro in vietnam, irving tesse una trama in cui il reale ed il trascendente si mescolano in un turbinìo di eccezionale quotidianità, a volte in chiave comica, a volte struggente.
    il fato manovra prepotente gli eventi, dalla morte della madre "scandalosa" di john (che è la "voce" narrante in prima persona) al tragico finale (che ovviamente non vi svelo :wink:).
    è una prosa apparentemente leggera, della quale il lettore percepisce il grandissimo valore letterario solo a tratti, quando l'attenzione riesce a sganciarsi dalla avvincente ed originale storia. tecnicamente perfetto, questo romanzo riesce ad affrontare con grande delicatezza temi "pesanti" come la religione e l'amicizia.
    caro john irving... =D>=D>=D> ce ne fossero...
     

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