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I retroscena di calciopoli.

Discussione in 'Sport e Calcio' iniziata da Sgranfius, 10 Novembre 2009.

  1. Maicol

    Maicol Amministratore Delegato BMW

    3.464
    112
    16 Ottobre 2006
    Reputazione:
    5.419
    unoeventidì
    ho sempre avuto molti dubbi nel campionato 2003/04.........:wink:
     
  2. Guest 111

    Guest 111 Presidente Onorario BMW

    6.034
    337
    5 Aprile 2009
    Reputazione:
    132.924
    BMW E90 LCI 320d
    solo su quello??:-k:wink:
     
  3. Garby

    Garby Presidente Onorario BMW

    9.407
    186
    30 Giugno 2008
    Reputazione:
    63.521
    Porsche Cayman 718 GTS 4.0
    TORINO, 18 novembre - 'Tutti Pazzi Per La Juve', popolare programma radiofonico bianconero di Roma in onda tutti i venerdì dalle ore 22 sulle frequenze di Radio Power Station, ha intervistato il Paolo Bergamo, designatore degli arbitri di calcio di “serie A” fino al 2006 ed arbitro della partita Juventus-Roma del 1981. Sig. Bergamo, lei è stato l’arbitro della famosa partita Juventus- Roma del 1981 della quale si ricorda tutt’oggi il gol di Turone. A distanza di anni, è sicuro di aver fatto bene ad annullarlo? «Non posso dirlo perché anche i mezzi tecnici all’epoca non erano così precisi come oggi, alcuni hanno detto che ho fatto bene, altri hanno detto il contrario: la cosa importante è che il mio assistente Giuliano Sancini segnalò il fuorigioco ed io per questo motivo annullai il gol. Questa è la verità». Una partita difficile, nervosa, con molte polemiche… «Il campo era pesante e poi l’antagonismo tra Roma e Torino è sempre stato forte. La partita è stata particolarmente difficile: se si guardano i tabellini ci furono molti ammoniti ed all’inizio del secondo tempo espulsi Furino con un rosso diretto quindi la Juventus giocò il secondo tempo in dieci. Una delle partite più difficili che abbia maio arbitrato».




    LA DIFESA - Chiariamo qualche punto su “Calciopoli”: i contratti dei cellulari ovvero le linee telefoniche intercettate, erano di proprietà della Federazione che li aveva assegnati a lei ed al suo collega Pairetto? Per quale motivo? «Era un momento in cui ci veniva chiesto di creare una situazione più serena per gli arbitri. La Federazione ci fornì il telefono per il quale pagava le bollette e del quale conosceva anche i tabulati. I nostri numeri di telefono erano stati dati a tutte le società e tutte le società ci chiamavano. All’epoca siamo stati accusati di aver parlato troppo, oggi però le società si lamentano perché questa chiusura che l’Associazione Italiana Arbitri ha di nuovo proposto non è gradita a nessuno: preparare una partita e mettere l’arbitro in condizioni di trovare un’ambiente sereno credo che sia un beneficio per l’arbitro. In quel momento (nel processo sportivo ndr) l’hanno giudicata una cosa da non fare, ma non è nemmeno questa la verità: nel momento in cui è scoppiata “farsopoli” hanno messo in evidenza soltanto una telefonata che io ho fatto con Luciano Moggi, tutte le altre le hanno nascoste, ma io in effetti parlavo con tutti ed in particolare con l’Inter che in quegli anni non vinceva ed era la società che si lamentava di più”. Era consentito ai dirigenti delle squadre di telefonare ai designatori arbitrali e che quest’ultimi a loro volta potessero fare il contrario? “Non era vietato dal regolamento». Il “telefonarsi” era caldeggiato dalla Lega per evitare quelle situazioni imbarazzanti nelle quali i dirigenti delle squadre a fine partita si presentavano davanti ai microfoni delle televisioni ad imprecare ed a lamentarsi in diretta sui presunti torti subiti? «Esattamente. E’ assolutamente così». La Federazione ha dato il compito ai designatori di mantenere un clima sereno e poi vi siete trovati da soli nel caos? «Questo caos è stato voluto: nessuno mi spiegherà mai perché, dopo che Carraro diede immediatamente le dimissioni, fu nominato Commissario Straordinario Guido Rossi che certamente non poteva garantire imparzialità vista la sua provenienza (CDA Internazionale FC ndr); non capisco perché tutto l’ufficio indagini fu mandato a casa e furono presi personaggi nuovi che non hanno fatto le indagini. Hanno inflitto squalifiche a tutti, non a me perché mi dimisi, ma tutti gli altri sono stati squalificati senza che ci sia stata una logica di giustizia e di ricerca della verità: non è stato fatto niente. In quel momento si doveva giustiziare un certo ambiente e così è stato fatto».

    ATTACCO A FACCHETTI - Può spiegare ulteriormente il contenuto della telefonata intercettata nella quale ha avuto un diverbio con il Dr.Ruggero Palombo della Gazzetta dello Sport che insisteva nella possibilità di inserire l’arbitro Collina nella composizione della griglia di Roma-Juventus del 5 marzo 2005? «In vita mia ho sempre creduto nella linearità dei rapporti, nella correttezza tra le persone e sinceramente mi ha sorpreso il comportamento di Palombo. Ricordo, in pieno clima farsopoli, di aver partecipato a Matrix, invitato da Mentana, ed era presente anche Palombo. In quella occasione, Palombo si è vantato di essere stato l’artefice, lo scopritore, degli illeciti che riguardavano farsopoli: non solo la cosa non è stata assolutamente dimostrata, anzi, è emerso (nel dibattimento del processo in corso a Napoli ndr) che il suo giornale ed i suoi giornalisti partecipavano alle indagini con il Col. Auricchio!». A distanza di 5 anni, pensa che il Dr. Palombo abbia capito che Lei non poteva inserire in griglia per quella partita Collina perché doveva arbitrare una partita di Champion’s League il martedì come da comunicato UEFA? «Spero che l’abbia capito. Allora non so cosa avesse in mente sulla possibilità che Collina arbitrasse o meno quella partita (Roma-Juventus del 5 marzo 2005 ndr) o sulla possibilità che noi non avevamo di metterlo in griglia: ribadisco che era impossibile inserire Collina in griglia. Oggi mi farebbe piacere che Palombo mi invitasse a discuterne di persona per chiarire tranquillamente la situazione». In riferimento alle polemiche delle scorse settimane sull’intercettazione telefonica tra Lei e l’allora presidente dell’Inter Giacinto Facchetti, si ricorda chi dice: “Metti Collina”? «Che senso avrebbe avuto che io dicessi a Facchetti “Metti Collina”? Facchetti, dove l’avrebbe dovuto mettere Collina?!? E’ una discussione assurda: io direi a Facchetti “Metti Collina…?!?”. Facchetti dice anche qualcosa di più perché a Mazzei, (riferimento alla telefonata del 25 novembre 2004 delle ore 17:51 intercettata tra l’allora Presidente dell’Inter Giacinto Fachetti ed il Designatore degli assistenti Gennaro Mazzei ndr) dice : “Metti un arbitro di Milano così non può arbitrare; metti l’arbitro che l’ultima domenica ha arbitrato la Juventus così non può arbitrare e così viene fuori Collina…” e Mazzei dice: “ Eh, ma così facciamo un imbroglio…”.Questa è la verità e non si può girare la testa dall’altra parte».
     
  4. Maicol

    Maicol Amministratore Delegato BMW

    3.464
    112
    16 Ottobre 2006
    Reputazione:
    5.419
    unoeventidì
    Si, gli agnelli! :haha:haha:haha:haha
     
  5. Garby

    Garby Presidente Onorario BMW

    9.407
    186
    30 Giugno 2008
    Reputazione:
    63.521
    Porsche Cayman 718 GTS 4.0
    Eccolo er gò de Turone!:mrgreen:
     
  6. Maicol

    Maicol Amministratore Delegato BMW

    3.464
    112
    16 Ottobre 2006
    Reputazione:
    5.419
    unoeventidì
    Avessimo avuto Marotta ai tempi! =P~
     
  7. Garby

    Garby Presidente Onorario BMW

    9.407
    186
    30 Giugno 2008
    Reputazione:
    63.521
    Porsche Cayman 718 GTS 4.0
    Mi pare che siete secondi a pochi in quanto lamenti quindi che vi fa!:biggrin:
     
  8. Teokappatiemme

    Teokappatiemme Direttore Corse

    2.055
    104
    14 Gennaio 2006
    Reputazione:
    4.174
    scout
    Ma non l'hanno ancora capito che uno dice "metti" e l'altro "collina"?

    Ma solo io dalla prima volta che ho sentito l'intercettazione non ho avuto dubbi??

    Mi sa che dovevo fare un altro lavoro...so troppo avanti!!:mrgreen:
     
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  9. Garby

    Garby Presidente Onorario BMW

    9.407
    186
    30 Giugno 2008
    Reputazione:
    63.521
    Porsche Cayman 718 GTS 4.0
    TORINO, 20 novembre - Leonardo Meani, l’ex addetto agli arbitri del Milan è il protagonista di questo scorcio del processo napoletano di Calciopoli. Perché il riascolto delle intercettazioni da par­te delle difese è arrivato alle sue 11mila telefo­nate. E nei Meani’s files le star sono i guarda­linee, la sua “specialità”. Vengono richiesti i preferiti al designatore, banditi quelli sgraditi e vengono coccolati, con telefonate, attenzioni e regali. Come i famigerati orologi, già oggetto di molte attenzioni nel 2006. In questi giorni è emersa una chiamata “inedita” sull’argomen­to.


    LA TELEFONATA -
    Meani chiama Galliani sul suo numero di via Turati. Risponde, al solito, la signora Mary, segretaria dell’amministratore delegato mila­nista e l’addetto agli arbitri milanista spiega a lei la questione: «Volevo regalare agli arbitri che vengono domani i soliti orologini, ma alcu­ni di loro l’hanno già ricevuto e quindi il ma­gazzino potrebbe crearmi dei problemi». La si­gnora Mary risolve tutto: «Dica pure di man­dare a me e firmo l’autorizzazione».




    REGALI - La chiac­chierata non è una prova di nessun terribile reato. I regali di qualsiasi natura agli arbitri sono, di per sé, sconvenienti, ma gli orologi di cui sopra non sono Rolex da migliaia di euro, ma cronometri digitali dello sponsor tecnico del Milan, roba da un centinaio di euro. Vale co­munque la pena ricordare che nel processo sportivo Massimo De Santis venne accusato, fra l’altro, di aver chiesto e ottenuto una ven­tina di magliette della Juventus da girare a parenti e amici.
     
  10. Teokappatiemme

    Teokappatiemme Direttore Corse

    2.055
    104
    14 Gennaio 2006
    Reputazione:
    4.174
    scout
    Andrea Agnelli, giovane presidente di belle speranze della Juventus, ha annunciato una battaglia per tentare di recuperare gli scudetti del 2005 e del 2006, tolti al suo club dalla Federcalcio per accertato (fino a prova contraria) uso improprio degli arbitri e dei guardalinee, in combutta con il Milan che però, ingiustamente, se la cavò solo con un po' di punti di penalizzazione. E questo nonostante il provato coinvolgimento del trattore Leandro Meani, dirigente ufficiale del Milan addetto agli arbitri, nel condizionamento dei guardialinee scelti per le partite dei rossoneri.

    moggi gate6

    La Juventus invece, fu retrocessa in Serie B, campionato dal quale è riemersa immediatamente, riguadagnando con una nuova dirigenza credibilità e rispetto. La mente del condizionamento dei direttori di gara era, secondo la giustizia sportiva che ha tolto alla Juventus quegli scudetti, Luciano Moggi, ex vice capostazione di Civitavecchia diventato nel tempo il Richelieu del patetico calcio italiano.

    Questa tesi ha trovato d'accordo anche la giustizia ordinaria che, infatti, sta processando Moggi al Tribunale di Napoli. Andrea Agnelli, però, ha già fatto presente che la sua idea su Moggi è diversa dai convincimenti dei pubblici ministeri di Napoli e ha affermato di stimare Lucianone.

    Un atteggiamento meno cauto di quello di suo papà, Umberto che, alla Juventus, si avvalse della collaborazione del più spericolato manager del calcio professionistico italiano senza insignirlo subito di cariche ufficiali ma scritturandolo solo quando fu sanata da una prescrizione l'accusa di incitamento alla prostituzione sulla quale Moggi era scivolato quando lavorava per il Torino e aveva ingaggiato alcune simpatiche escort per gli arbitri che dovevano dirigere le partite di Coppa Uefa dei granata.

    Andrea Agnelli evidentemente è convinto che nel processo sportivo di quella malefica estate del 2006, la Juve non fu difesa a dovere anche se la linea che accettò la retrocessione in Serie B fu scelta, dopo aver consultato le carte e aver ascoltato le registrazioni, dall'avvocato Zaccone, juventino doc e indiscutibile principe del foro di Torino.

    Non a caso, nell'Assemblea dei soci bianconeri qualche mese dopo, toccò proprio a Boniperti, campione e presidente leggendario, spiegare ad alcuni azionisti della società, non disposti ad accettare la punizione e il nuovo destino della squadra, che "non c'era proprio nulla da fare" e che "sarebbe potuto andare anche peggio".

    Ma quello che una parte dei tifosi non accetta e che Andrea Agnelli sembra avallare, non è solo la cancellazione di due scudetti quanto il fatto che uno di questi sia stato assegnato all'Inter dal commissario Guido Rossi (scelto dal Coni per condurre la Federazione in quella pericolosa procella). Ora la diatriba non meriterebbe più attenzione di tante storie contraddittorie della nostra società se da mesi, ormai, nella maggior parte dei mezzi di informazione, che si occupano quotidianamente di calcio, non si percepisse latente, in un'Italia già tanto amorale, una nostalgia per Moggi e i suoi metodi.

    Un atteggiamento colpevolmente dimentico che per la giustizia sportiva, dove i tentativi di delinquere pesano spesso più della riuscita o meno del misfatto messo in atto, la Juventus della "triade" (Giraudo, Moggi e Bettega) aveva subdolamente violato le leggi più elementari non solo dello sport ma della giustizia civile, con un'arroganza palese e offensiva (basta rifarsi alla famosa distribuzione delle schede telefoniche svizzere agli arbitri corrotti).

    Senza contare, inoltre, che la giustizia ordinaria aveva già condannato a tre anni, per truffa e frode sportiva, l'amministratore delegato della Juventus di allora Antonio Giraudo, che aveva scelto il patteggiamento.

    I paladini di Moggi, così come nel 2006 facevano finta di ignorare le logiche della giustizia sportiva, ora cercano di avallare l'interpretazione secondo la quale chi parlava con i due designatori degli arbitrari (cioè il calcio italiano al completo) commetteva lo stesso reato di chi, come Moggi, non solo teneva sotto schiaffo, anche a nome del Milan, tutte le strutture del nostro football, ma letteralmente dettava nei particolari ai due sciagurati responsabili delle scelte, Bergamo e Pairetto le griglie di designazione degli arbitri e dei guardialinee.

    Non è proibito parlare al telefono o raccomandarsi, come faceva Facchetti, semmai è poco elegante. E' proibito, invece, nello sport e nella vita, imporre, ricattare, mettere in piedi meccanismi perversi, insomma condizionare aggressivamente le regole che fanno convivere un mondo. Io non so se i Pm di Napoli riusciranno a provare l'associazione per delinquere (anche se il GUP, su giudizio abbreviato riguardante Giraudo, c'è già riuscito), ma il contesto squallido rimane e spiega l'attuale pochezza del nostro football presuntuoso ed avido.

    È miserrimo avallare capziosamente la tesi, molto berlusconiana, di un complotto del quale sarebbero complici da Guido Rossi al Procuratore federale Palazzi, dal colonnello dei Carabinieri Auricchio, che ha svolto l'indagine su Calciopoli, ai Pubblici Ministeri di Napoli, Beatrice e Narducci, quest'ultimo non per caso pubblica accusa anche nel processo dove è stata richiesta l'autorizzazione a procedere per Nicola Cosentino, sottosegretario all'economia, accusato di trescare con la camorra. Un processo che la P3, recentemente smascherata, ha tentato di bloccare.

    Un tifoso può anche rifugiarsi dietro certi toni, ma chi fa il mestiere del giornalista deve avere etica, anche se in questo periodo non è di moda. Perché non si può dimenticare il processo per abuso di farmaci con la triste sfilata, davanti al giudice Casalbore, di tanti giovani calciatori bianconeri, poco più che ventenni, ma che non ricordavano nulla? Non a caso la Corte di Cassazione, riguardo al reato di frode sportiva, annullò nel 2007 l'assoluzione di Giraudo e del medico sociale Agricola emessa dalla Corte d'appello di Torino nel 2005.

    I due si salvarono solo perché risultarono scaduti i termini di prescrizione. E non è meno singolare l'ingaggio di due "santoni" delle metodologie più inquietanti per aumentare il rendimento di un atleta, come il catalano Laich e l'olandese Kraaijenhof, comparsi un'estate del '98 al ritiro della Juventus e poi, dopo che qualcuno segnalò la loro bizzarra presenza, liquidati con un assegno di cinquanta milioni di lire. La Juve era la società con più censo, più organizzazione, con l'allenatore più bravo (Lippi) e i giocatori più dotati.

    Non aveva, insomma, bisogno di nulla.

    Perché è scivolata in questo mare di ambiguità in una logica che pretendeva la vittoria ad ogni costo?

    Nell'epoca in cui la Lega pretende un calcio solo prono ai soldi, sarebbe augurabile che i media se lo chiedessero, invece di avere imbarazzanti nostalgie.

    Ho sentito inoltre che Bergamo ha dichiarato che hanno nascosto delle telefonate!!! Ma non si vergogna? Ma quand'è che finirà tutta sta pagliacciata? :lol:
     
  11. Sgranfius

    Sgranfius Top Reference

    32.920
    22.740
    20 Dicembre 2006
    Reputazione:
    2.147.406.198
    Batmo8ile
    Gianni Minà: fulgido esempio di giornalista sempre al di fuori della notizia. È rimasto negli anni zezzanta a Memphizzz! Una testolina di cacchio!!! Più suonato di Cassius Clay e Carlos Monzon messi assieme!
     
  12. bluemarine

    bluemarine Presidente Onorario BMW

    8.063
    5.161
    9 Giugno 2008
    Wichita KS
    Reputazione:
    1.217.031.557
    Subaru Crosstrek Limited AWD
    No, è rimasto a Cuba con Fidel Castro.

    Ma li legge i giornali ? ](*,)
     
  13. Garby

    Garby Presidente Onorario BMW

    9.407
    186
    30 Giugno 2008
    Reputazione:
    63.521
    Porsche Cayman 718 GTS 4.0
    NAPOLI, 23 novembre - Sta per prendere il via l'udienza del processo Calciopoli presso la IX sezione del tribunale di Napoli. Giornata dedicata agli ultimi testi delle difese e al deposito di circa 300 telefonate nuove/vecchie scovate dalle difese tra le 170 mila del materiale processuale e ritenute irrilevanti dall'accusa nel 2006. Novità del giorno: nel materiale processuale esistono delle telefonate tra l'ex designatore Pairetto e l'allora presidente dell'Inter, Facchetti, che vengono sunteggiate nei brogliacci dei carabinieri ma di cui non si trova traccia dei file audio. Sono state ascoltate ma sono oggi inascoltabili, stando a quanto sostiene la difesa di Moggi. Un mistero nel mistero delle telefonate non considerate ai tempi dello scandalo. In mattinata previste le audizioni dell'ex ds della Reggina, oggi al Napoli, Riccardo Bigon, del consulente di Fabiani sulle schede svizzere.


    UDIENZA APERTA
    - La giudice consente la trascrizione di altre 151 telefonate: 1 per De Santis, 20 per la difesa Pairetto, 11 per Racalbuto, 114 di Moggi, Meani ne chiede 1, il pm chiede la trascrizione di 4 telefonate di Moggi. La giudice Casoria introduce il perito trascrittore Roberto Porto. E dice alla difesa Moggi: «Certo avete chiesto un bel po' di telefonate...». L'avvocato Prioreschi risponde: «Ma ci hanno dato le chiavi per decrittare dieci cd con telefonate solo a settembre». La Casoria dà il via libera. «Ma voglio che siano trascritte in tempi brevi». Prende la parola il perito trascrittore Porto: «Saranno oltre duecento, le telefonate in elenco. Chiedo 60 giorni di tempo per la trascrizione. Cominceremo il lavoro il 25 novembre prossimo». Il tribunale autorizza il tempo e due collaborati. Ora in aula Riccardo Bigon, teste chiamato dal presidente della Reggina Foti.

    VENERATO IN AULA - Interviene in aula la testimonianza del giornalista Rai, Ciro Venerato: «Non mi mandarono a fare Lecce-Juve perché sapevano che ero antizemaniano. Mi lamentai al telefono, mica solo con Moggi ma con tutti i miei capi urlando. E riuscii a ottenere la designazione grazie ad una intervista esclusiva ottenuta grazie a Corvino. Intervistai Zeman prima della partita Lecce-Juventus e disse una cosa che fece molto rumore: 'Spero tra qualche anno di non piangere i morti juventini'. Non proprio qualcosa che faceva piacere alla Juventus».

     


    MITRO - Parla l’ex assistente Mitro, teste della difesa Della Valle, ma anche consulente tecnico di Gennaro Mazzei. Era nella terna di Reggina-Messina, con «Inversione di campo per problemi di taferugli sotto la porta del Messina, era un derby sentito. Fu una partita regolare. Mai ricevuto da Ambrosino telefonate da numeri particolari, avevo il suo numero memorizzato e ce l’ho ancora. Ho arbitrato molte gare quell’anno con De Santis, mai mi parlò di un’indagine in corso su di lui. Juventus-Inter, mi ricordo un fallo non segnalato di Ibra: non rilevammo quell’episodio (si riferisce alla prova tv Ibra-Cordoba, ndr). Fui chiamato dal giudice sportivo per verificare la questione del fallo di Ibra, ci chiedeva se avessimo visto la violenza. Lo chiesero a tutti e tre, ervamo in camera per una trasferta in Olanda: il giudice parlò prima a De Santis, poi fece lo stesso con noi assistenti. Tutti e tre avevamo detto di non aver visto il colpo di Ibra. E quella risposta causò la squalifica per prova tv. Se io Griselli e De Santis avessimo detto o scritto non poteva essere squalificato con la prova tv. Ero anche con Collina per MIlan-Juve, che decise lo scudetto l’8 maggio 2005. In Milan-Juve non partecipò Ibrahimovic, perché squalificato da prova tv. E non giocò quella gara anche perché oltre alle due giornate per la prova tv gli demmo un’ammonizione che gli costò anche un altro turno di stop, visto che era diffidato. Milan-Juventus era una gara determinante. Nesta, Seedorf e Rui Costa? Non ricordo se giocarono. Mai mi chiese qualcosa su giocatori diffidati.

    COLPO DI SCENA - Il consulente tecnico di Fabiani: «Le sim svizzere erano intercettabili. E certo non erano un sistema di comunicazione segreta. E si poteva anche abbinare il telefono alla sim svizzera, scoprendo il possessore. Non so perché non l'abbiano fatto». Al perito De Falco chiedono come abbia ragionato nel suo lavoro, perché non avesse chiesto a Fabiani i luoghi esatti di lavoro a Messina. I pm provano ad incalzare: ma il suo è il lavoro di un perito di parte che deve smontare le tesi dell’accusa. E così la giudice Casoria interviene: «Lui ha ragionato come hanno ragionato i carabinieri». E riportato alla luce l’estrema improbabilità dell’associazione delle celle locali all’effettivo utilizzo dell’imputato della scheda. A dire il vero, però, il meglio arriva poi quando al consulente, esperto da oltre 25 anni di questo genere di indagini delle Forze dell’Ordine, spiega qualcosa che ai più sembrerà novità, viste le risposte fornite finora: hanno intercettato le utenze normali per 170 mila volte, perché delle sim svizzere che agivano sul territorio italiano c’erano solo i tracciati e i mitici agganci delle celle, che proprio in udienza abbiamo capito essere tutt’altro che un’assicurazione di abbinamento persona-telefono-spazio geografico di permanenza.

     


    Così l’avvocato Morescanti domanda: «Quindi chi ha effettuato l’indagine ha usato tutti gli accorgimenti per sapere da dove partissero le telefonate?»


    De Falco: Si doveva fare il lavoro in tempo reale e non è stato fatto, si sarebbe potuto accompagnare ogni singolo spostamento dell’imputato. Ma anche successivamente si poteva fare di più.


    Avv. Morescanti: Le celle di cui lei ha parlato sono state veramente interessate da queste telefonate, o i carabinieri hanno visto le 60 telefonate provenienti dal quartiere di Primavalle in cui abitava Fabiani e le hanno associate a lui?


    De Falco: Hanno fatto solo un collegamento logico. Se il territorio di copertura della cella fosse stato piccolo, si sarebbe potuto fare questo sillogismo. Oggettivamente non si può dire che ci sia un riscontro reale, non solo con la persona ma anche proprio con la zona di Primavalle.


    Avv. Morescanti: È giusto identificare la scheda svizzera come segreta, non intercettabile?


    PM: Opposizione!


    Presidente Casoria: E perché? Risponda, se lo sa.


    De Falco: Il cellulare è parte della rete, quindi quando lo accendo tutti sanno o possono sapere dove sono. La rete vede il telefonino e se non lo ha nei database chiede al gestore straniero se può dare la linea: in quel modo scatta la fatturazione in roaming. E anche una scheda straniera non è segreta per niente. I telefonini sono tutti intercettabili se si conosce il numero del telefonino. Quando c’è una telefonata il gestore non segna solo il numero della sim ma anche il numero del telefonino. Sarebbe stato interessante vedere se questi numeri erano associati anche ad altri numeri cellulari ma non è stato fatto.


    Avv. Morescanti: Quindi quali sono le sue conclusioni?


    De Falco: Non vi è collegamento certo tra zona e persona ma anche in termini di zona e abitazione della persona siamo a percentuali molto basse, al di sotto del 5%


    Avv. Morescanti: Nessuna altra domanda.
     
  14. xluigi

    xluigi Amministratore Delegato BMW

    2.841
    55
    28 Giugno 2006
    Reputazione:
    32.533
    Ex 335d E92 - A1 185cv
    Quale dubbio? di averle prese 4 volte su 4??:lol: Se nn vi abbiamo fatto vedere palla in tutte e quattro le sfide!:rolleyes: mha..
     
  15. Sgranfius

    Sgranfius Top Reference

    32.920
    22.740
    20 Dicembre 2006
    Reputazione:
    2.147.406.198
    Batmo8ile
    Oggi riprende il processo a Napoli, con la novità di un supplemento d'indagine e quindi nuovi interrogatori da parte dei pm. Ascoltati Minotti, Zamparini, Corbelli, Bresciani e il giornalista Fabio Monti del Corriere della Sera. Riascoltati inoltre Baraldi e Nucini che avevano già testimoniato in aula.

    Quindi la giudice Casoria oggi dovrà decidere se accettare o meno le richieste dell'accusa; in questo caso sfileranno tutti per il controinterrogatorio della difesa.

    Secondo quanto riportato da Guido Vaciago di Tuttosport, l'ex arbitro Nucini avrebbe aggiunto un particolare nuovo, rispetto a quanto già dichiarato: "Facchetti gli stava cercando un lavoro, perchè lui temeva - agendo da 'Cavallo di Tro.ia' dell'Inter all'interno del sistema Moggi - di perdere i proventi della carriera di arbitro. Ecco quindi che Facchetti gli stava procurando colloqui per 'compensare' quella perdita."
     
  16. Garby

    Garby Presidente Onorario BMW

    9.407
    186
    30 Giugno 2008
    Reputazione:
    63.521
    Porsche Cayman 718 GTS 4.0
    Su tuttosport hanno riportato un pò di robetta da leggere!
     
  17. Garby

    Garby Presidente Onorario BMW

    9.407
    186
    30 Giugno 2008
    Reputazione:
    63.521
    Porsche Cayman 718 GTS 4.0
    Palazzi scappa!

    ROMA, 13 gennaio - Da Calciopoli a Calciopoli: il girotondo del procurato re federale Stefano Palazzi, magistrato militare napoleta no, sta per concludersi da dove era partito. La voce gira da tempo e qui l’abbiamo antici pata intercettando i rumors di Palazzo, su Palazzi: ma tutto è parso clamorosamente chiaro ai collaboratori, sostituti e vice che hanno partecipato alla riu nione operativa tenutasi a fine novembre a Firenze (dopo quella di Milano) con gli 007 del centro Italia: Palazzi in quella circostanza ha di fatto salutato e ringraziato i collaboratori per questi intensi anni di lavoro. Un discorso-bilancio, di cui si parla molto in queste ore a via Po.

    ULTIMO ATTO - Calciopoli 2, con la questione delle revoca dello scudetto 2006 e la delica ta interpretazione sulla prescrizione dei reati non perse guiti, rappresenterà per Palazzi l’atto finale dei quattro anni vissuti con la carica di super procuratore, dopo quelli passati a fare il pm nei processi sportivi, dalle scommesse a Calciopoli. Una sorta di passaggio di consegne, cui manca il crisma dell’addio vero e proprio che dovrebbe e potrebbe essere sancito il prossimo 5 febbraio, quando la riunione plenaria della Procura federale (proba bilmente alla presenza di Abete, che con Palazzi ha vissuto negli ultimi tempi momenti di grande tensione sulle vicende Calciopoli 2, Milito-Motta e Premiopoli) si terrà a Roma.

    LACRIME AMARE - In ogni caso non sono sfuggiti a Firenze, oltre alle parole del Procuratore, anche i suoi gesti e il momento di grande commozione che hanno concluso il suo intervento: cinque anni intensi e duri, per Palazzi, che è stato oggetto di forti critiche per i suoi tempi dilatati e la difficoltà di mettere insieme gli uomini dell’ex Ufficio Indagini con i suoi modi di fare. Il 30 giugno prossimo scadranno tutte le cariche della giustizia sportiva: per Palazzi potrebbe esserci un posto in una commissione giudicante. La Figc e la Commissione di Garanzia della Figc, presieduta da De Lise e con Borrelli ancora membro, dovrà scegliere un altro procuratore: si punta, così pare, ad una figura esterna al l’attuale struttura di giustizia sportiva. Anche se uno dei vice, Ricciardi (che ha di recente interrogato Pairetto) potrebbe avere chance. Il valzer delle conferme o dismissioni, in ogni caso, è cominciato in Procura. Un valzer che si suonerà, come dicevamo, sulle note di Calciopoli 2: un’indagine partita con piglio, apertasi troppo forse, se doveva essere solo - in attesa della sentenza di Napoli - un giudizio sulla congruità morale dello scudetto concesso al l’Inter nel 2006.

    C’E’ CHI DICE NO - Ha tentato un ultimo colpo, Palazzi, prima del botto finale, l’interrogatorio di Moratti. Ha inviato la lettera di convocazione a Luciano Moggi, ma Moggi (che non si ritiene tesserato) non ha nessuna intenzione di collaborare all’indagine. E come lui l’altro protagonista di Calciopoli, l’arbitro De Santis, che al la procura arbitrale ha di recente fatto capire di avere molti sassolini da togliersi dalle scarpe non più bullonate proprio a causa di Calciopoli. Non è piaciuto affatto proprio questo riprendere tutto daccapo, senza andare con decisione e subito su Moratti e sui “nuovi” intercettati, quelli per cui Calciopoli è stata una manna dal cielo (promozioni, vantaggi). A dare il tempo di lavoro, che coincide (non a caso) con il mandato è stato Abete il 28 di cembre scorso: «Entro giugno si tira una riga». Il procuratore in uscita (a meno di ribaltoni) ha un ultimo compito e un destino ingrato: è quasi un con trapasso per lui dover rivedere oggi quell’indagine della quale lui non era responsabile nel 2006, ma che lui ha trasformato nell’accusa che ha rivoluzionato gli equilibri del calcio italiano. E rileggere trascrizioni tardive e scoprire reati sportivi prescritti per non aver seguito l’indicazione di Borrelli (invero non così determinato, anzi, quando si trattò del caso Telecom-Moratti) di continuare a indagare. Anche solo rileggendo gli atti. Nel frattempo è stata sua la pietra tombale sul caso Collina (i rapporti con Meani ritenuti ok).

    PERCHE’ L’INTER - Nel frattempo proprio lui e i suoi uomini interrogando Bergamo hanno molto insistito nel chiedere perché si fosse permesso a Facchetti tutto quello che emerge dalle telefonate dell’aprile. E non avevano ancora letto l’ultimo verbale di Nucini? Di certo i verbali del le nuove testimonianze raccolte da Narducci e Capuano e anticipate in questi giorni da Tuttosport hanno indotto Moggi a sporgere querela e richieste di danni civili contro Corbelli che ha parlato di un Lucianone che volle far retrocedere il Napoli e contro Nucini per i suoi teoremi «falsi su situazioni e fatti mai accaduti».
     
    Ultima modifica di un moderatore: 13 Gennaio 2011
  18. Teokappatiemme

    Teokappatiemme Direttore Corse

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    scusate la domanda ma i topic non vanno in prescrizione? :D /emoticons/biggrin@2x.png 2x" width="20" height="20" />
     
  19. Garby

    Garby Presidente Onorario BMW

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    30 Giugno 2008
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    Porsche Cayman 718 GTS 4.0
    Fosse per gli interisti!
     
  20. Teokappatiemme

    Teokappatiemme Direttore Corse

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    14 Gennaio 2006
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    ...neanche l'avremmo aperto :D /emoticons/biggrin@2x.png 2x" width="20" height="20" />
     

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