E' semplice: poter rimanere fino a 6 mesi in malattia con lo stipendio pieno, ad esempio, è una forma di assicurazione. Prendere la NASPI per 2 anni dopo il licenziamento, idem. Maternità pagata, pure. Tutto sacrosanto, intendiamoci. Ma sono prestazioni erogate dallo Stato/INPS, che fa da "compagnia di assicurazione". Ma le assicurazioni hanno un costo. Le tasse che il dipendente paga, tra le varie cose, coprono anche questi costi. Chi beneficia di queste coperture deve pagare di più o deve pagare allo stesso modo di chi non ne beneficia?
Abolire i sindacati? Li aboliscano se quella è la discriminate per avere stipendi base migliori.. Con una premessa però: il personale POI VA PAGATO, ma per davvero, non con le elemosine, si fissa un minimo ragionevole e indicizzato all'inflazione, e quello deve essere lo stipendio d'accesso al lavoro, e chi non lo rispetta va PERSEGUITO, legalmente e finanziariamente.. Qui negli USA, i sindacati ci sono, e c'è anche il salario minimo, e lo stesso accade in Germania e in Francia.. Certo che se poi, noi come paese prendiamo a riferimento dei "Paradisi del lavoratore" come l'ungheria, la polonia, e il Bangladesh, allora il discorso cambia.. Se non ricordo male, dovrebbero essere 60€ al mese per i redditi sino a 25000€.. Roba da pazzi... Chissà quanto ci sguazzerà un operaio con un moglie e figlio a carico, con 60€ in più al mese.. Forse sono anche troppi, non sono abituati a gestire simili capitali.. .. Certo che quella cifra, erogata da chi definiva gli 80€ di renzi "una mancetta", quasi un decennio e millemila punti di inflazione fa, pare un pochino grottesca come cosa.. Però sono solo operai, chi se ne frega se non arrivano a fine mese con i soldi, quello è il loro destino!!
Quindi dovresti lasciare la maggior parte dei contributi in busta? Non sono convinto che sarebbero in molti a rinunciare... A mio parere, qualunque dipendente con meno di 40 anni, che sa perfettamente che in pensione ci andrà a 75 anni compiuti se va bene e se gliela daranno, si prenderebbe il malloppo.. P.S. Vedo che a Milano hanno riaperto i navigli... Era ora..
Intendi i contributi previdenziali, che il professionista paga dal suo lordo, mentre il dipendente ha RAL + contributi previdenziali pagati dall'azienda? Ho volutamente tralasciato il tema perché si potrebbe obiettare che il libero professionista dovrebbe includere nella sua parcella anche quelli. Nella realtà non è così perché la miriade di partite IVA percepisce un compenso lordo giornaliero paragonabile alla RAL di un dipendente di pari competenze. Ma tant'è... Sul furto che fanno da decenni sulle pensioni ci potrei scrivere un tomo. Questo governo tutto poteva fare tranne che peggiorare la situazione anche per i contributivi puri, come invece ha fatto.
Parlare a me di "Contributi & Fiscalità", è come spiegare a un barboncino una equazione differenziale con 12 derivate...
io sto già ridendo. stasera un amico mi ha invitato con altri 4 fedelissimi e mi fa: preparati, stasera facciamo hallò vin!
Stato e INPS non sono la stessa cosa così come non è solo l'INPS che si fa carico di tutto questo. 2 mele e 2 pere fanno 4 frutti ma non 4 mele o 4 pere. No. Le tasse coprono altro. La partita IVA che percepisce un compenso lordo giornaliero non si può sentire. Se lavora come dipendente, è un dipendente.
Questione di lana caprina. Il disavanzo che fa l'INPS ogni anno chi lo copre? Idem come sopra. Qui veramente non ho capito. Forse sono stato poco chiaro io. Ho detto che le tante partite IVA che lavorano per le aziende non riescono mai a spuntare una paga pari al costo aziendale di un dipendente. Se gli va bene (ma deve andargli molto bene) prendono una paga equivalente alla RAL di un dipendente pari qualificato. Pertanto, fatta 100 la RAL (giornaliera o annua) di un dipendente e fatto 100 il compenso (giornaliero o annuo) di una partita IVA, quest'ultima, dovendo dedurre da quel lordo anche i contributi INPS, ha un netto inferiore al dipendente.
Lo copre lo Stato, con la fiscalità generale. Basterebbe che tu conoscessi il concetto di pressione fiscale per risparmiarmi le metafore ortofrutticole. La pressione fiscale si definisce come il rapporto tra imposte e contributi sociali al numeratore e il reddito nazionale lordo al denominatore. Guarda un po'! Quindi, lasciando stare l'ortofrutta e tornando alla sostanza delle cose: a parità di reddito e pressione fiscale, oggi il dipendente ha un netto Y, e gode di una serie di coperture in caso di eventi della vita (malattia, licenziamento, maternità, ecc). Il libero professionista percepisce lo stesso netto Y, ma quelle coperture non le ha, subendo un danno reddituale in caso di evento avverso, oppure deve autoassicurarsi per averle. Pertanto, se il sistema fiscale dovesse (per puro caso eh, hai visto mai!), avere una funzione di perequazione sociale, allora è evidente che devi abbassare la pressione fiscale a chi quelle coperture/tutele non le ha.
Ti volevo ringraziare. Solo questo. Ti posso solo fare una domanda come se la facessi a un professore universitario di diritto tributario? Suppongo di sì. La domanda è la seguente: se lo Stato decide con una norma che invece di andare in pensione secondo le regole finora in vigore, si va in pensione a un'età x che per comodità chiameremo "quota 100", l'INPS: a. si opporrà dicendo "ma quelli non hanno pagato abbastanza contributi per andare in pensione quindi la pensione non gliela pago"; Oppure b. disporrà i mandati di pagamento ? Nel caso la risposta dovesse essere b, a chi verrà imputato il disavanzo?
Non capisco cosa intendi con la parola "imputato". L'INPS non può fare quello che gli pare, ma preleva i contributi ed eroga le prestazioni in base alle leggi vigenti, e sarà il bilancio dell'INPS a esprimere un saldo positivo o, più probabilmente, un disavanzo. I disavanzi vanno a ridurre il patrimonio, finché c'è. Quando necessario, lo Stato ricapitalizza.
Comunque quando leggo cose come questa immagino la destra alle prossime elezioni possa prendere l'80% perché se queste sono le idee e le proposte dell'elite intellettuale di di sinistra farebbero direttamente prima a non partecipare nemmeno. https://www.liberoquotidiano.it/new...1JWPTed10meEyiRNB_5CmoMpQtFhtG1bTfLeSu58zCRo4
Non è così. O comunque capita raramente. Lo Stato effettua regolarmente (mi verrebbe da dire annualmente ma dovrei avere tutti i bilanci dell'INPS davanti per affermarlo con certezza) trasferimenti verso l'INPS nella misura di circa il 30% del bilancio ma non perché deve ricapitalizzare, come dici tu, ma proprio perché l'INPS eroga somme che non derivano dai contributi versati ma ex lege. Esempio banale? Le pensioni sociali.
Ma sai... Sono opinioni . E non danneggiano nessuno... C'è di peggio.. Ci sono politici in Italia che sostenevano che Putin fosse un grande statista e la Russia un paradiso.. E io mi chiedo ancora oggi come si possa votare persone così cieche, o ancora peggio interessate.. E dare sostegno a tali figuri, provoca danni ben peggiori che cambiare nome ad una festa....
Quindi, sempre per rimanere sulla sostanza e non sulla lana caprina: - l'INPS eroga prestazioni in misura superiore alle entrate - ciò determina un disavanzo - il disavanzo è coperto dallo Stato Che, mi pare, è quello che ho detto. La frase "non perché deve ricapitalizzare, come dici tu, ma proprio perché l'INPS eroga somme che non derivano dai contributi versati ma ex lege." non ha alcun senso. Tutte le prestazioni vengono erogate "ex lege". Le prestazioni pensionistiche erogate in base al retributivo e che hanno corrispondenza molto parziale con i contributi versati non vengono erogate "ex lege"? Le prestazioni che saranno erogate in base al contributivo non saranno erogate "ex lege"? E' sempre una legge che determina requisiti, tempi, modi, parametri. Il versamento da parte dello stato non lo vuoi chiamare ricapitalizzazione. Come lo vuoi chiamare? E il nome che gli dai che rilevanza ha nel merito della discussione? E poi la domanda sull'"imputazione" del disavanzo è morta lì? Dove ci doveva portare?
Ricapitalizzazione ha un significato preciso in economia aziendale e non è quello che fa lo Stato con l'INPS. Non è che tutto quello che non ti piace puoi dire che è lana caprina. O meglio, puoi dire quello che vuoi ma non è che poi diventa vero. Secondo te lo Stato, cioè tutti noi, rimedia alla cattiva gestione dell'INPS ma in realtà è lo Stato o meglio i suoi legislatori che determinano l'impossibilità da parte dell'INPS di erogare quanto dovuto a chi ha versato i contributi perché lo Stato o meglio i suoi legislatori se ne inventano ogni volta una migliore per regalare soldi (sì regalare soldi) a chi non li merita. Quindi, per tornare ab origine, non è che il professionista che paga il 15% di Irpef fa un favore al dipendente che ha le ferie pagate. Fino a prova contraria, cioè fino a quando i dati di chi paga l'IRPEF in Italia sono quelli pubblicati sul sito del MEF, sono i dipendenti che pagano scuole, strade, sanità e tutto il resto ai professionisti che pagano il 15%.