Quelli appena passati erano i "giorni della merla", che secondo le tradizioni passate dovrebbero essere i più freddi dell'inverno. Chissà se anche quest'anno nevicherà più a maggio che a dicembre.
Piccolo aggiornamento pasquale sul futuro dell'America's Cup. Dopo il litigio tra Ben Ainslie e Ratcliffe (Ineos), quest'ultimo ha deciso di non partecipare, per cui il Challenger of Record sarà il team di Ainslie, le cui risorse finanziarie però restano un potenziale limite. Altro ritiro dell'ultimo secondo è quello di Alinghi, che a seguito di qualche disaccordo sul futuro regolamento (soprattutto sulla parte relativa alla nazionalità dell'equipaggio) ha chiuso il team e mandato a casa tuttt. Resta poi il problema della location: l'unica certezza è che non si farà in Nuova Zelanda e nemmeno a Valencia. E pare che anche Barcellona sia stata esclusa del tutto. Insomma, al momento restano solo 3 team sicuri di partecipare (il Defender, il Challenger of Record e Luna Rossa), ma non mi stupirebbe se anche Bertelli iniziasse a manifestare dubbi.
Ma questa è l’America’s Cup: il Defender decide, il Challenger of Record prova a dire la sua, ma non ha alcun potere se non quello di ritirarsi
Ora più che mai. Nelle edizioni precedenti non era così rigida questa clausola (ai tempi del Moro di Venezia oltre mezzo team era straniero). Ogni team partecipante deve avere tutti i velisti (a bordo dell'imbarcazione) della nazionalità corrispondente alla sede dello yacht club e questa deve essere stata ottenuta almeno X anni prima delle gare, in modo da evitare eventuali concessioni dell'ultimo minuto come avviene in certi sport. Per i neozelandesi è facile, ma per un team di una nazione che non ha sbocco sul mare, come quello elvetico, la questione rappresenta un bel limite. Sembra un vezzo da ultranazionalisti, ma nasce proprio a causa di ciò che combinò Bertarelli (proprietario di Alinghi) quando comprò, nel vero senso della parola, l'intero equipaggio neozelandese inclusi i progetti dell'imbarcazione e vinse la coppa america successiva con un team che batteva bandiera elvetica, ma di fatto era la squadra neozelandese che aveva vinto l'edizione precedente.
Io intanto continuo a mettere a punto la barca e ad uscire praticamente ogni weekend. Questo il resoconto della app che uso di ieri
Assolutamente no. Gente come Bertarelli, Ratcliffe, Allison, Bertelli, ecc desidera talmente tanto vincere l'America's Cup che sarebbe disposta a tutto pur di riuscirci.... ed essendo sufficientemente ricchi da poter corrompere chiunque potrebbero rifare ciò che fece Bertarelli: "comprare" l'intera squadra neozelandese, inclusi progettisti, cantieri, velisti, allenatori, costruttori, manutentori e.... cuochi. Se c'è una cosa che Grant Dalton & C temono più di ogni altra è proprio questa. Per capirci, perfino la barca deve essere interamente realizzata nel paese dello yacht club, così come i suoi componenti (albero, vele, ecc ecc). E' una sfida tra marinerie, i miliardari onnipotenti finanziano i sindacati (le squadre), ma non possono comprare la coppa.
Il suo fascino deriva proprio da questo: è uno scontro tra titani con quanto di più avveniristico possa esistere nel mondo della vela. Mancassero i miliardari non sarebbe più così affascinante. La sua storia è costellata da nomi come Vanderbilt, Rockfeller, Sopwith, Lipton, Bich, Koch, Allison, ecc ecc E' il più antico trofeo sportivo della storia moderna. In pratica, una leggenda. Così come lo è il suo regolamento basato sul Deed of Gift.
Bellissima notizia! (sarà costata una fortuna, ma il ritorno economico - salvo cazzate - dovrebbe avrere un grandissimo valore)
Tempo fà, presupponendo qualcosa del genere, si parlava di riqualificare la parte costiera di Bagnoli e dei Campi Flegrei. Spero sia un ottimo input per eventuali lavori di riqualificazione della zona, per offrire delle basi logistiche attrezzate all'altezza dell'evento, mentre Castel dell'Ovo e Posillipo faranno sicuramente da cornice straordinaria all'evento.