Vela, America's Cup e Passione per il Mare

Mah, vediamo, ora ho pure la bimba con la febbre alta…

 

Allora, eccomi di ritorno dal week end barcellonese.

Innanzitutto devo dire che, rispetto a Valencia nel 2007, ho trovato un race Village portuale molto meno frequentato e affollato.
L'avevo già sentito da alcuni commenti, ma ho verificato con i miei occhi che per una città grande come Barcellona un evento velico, seppur importante come l'America's Cup è solamente uno dei tanti e che probabilmente non interessa nemmeno a troppi.
L'aria generale era da chiusura (dato che ormai la maggior parte dei team ha già abbandonato le basi), ma nonostante questo c'erano tantissimi neozelandesi a tifare per i loro beniamini.

Detto questo, veniamo alla parte sportiva, sulla quale c'è poco da aggiungere: hanno vinto i migliori!
Ho letto e sentito molte osservazioni sui dettagli tecnici della barca neozelandese e sulle sue prestazioni, ma avendoli visti in azione sia in acqua che fuori dall'acqua la mia personale opinione è che la differenza più grande l'abbia fatta (ancora una volta) il fattore umano.
Non è la barca che va più veloce, ma è l'equipaggio che ha saputo tirarne fuori le prestazioni migliori.
Sono convinto che se si fossero scambiati le barche e avessero avuto il tempo di capirle e metterle a punto i kiwi avrebbero vinto comunque.
Troppo facile dire che in America's Cup vince sempre la barca più veloce. Chiunque vada a vela e abbia un minimo di esperienza in regata sa benissimo che un conto è farle andare, tutt'altro farle andare veloci.
Ci sono mille parametri ed infinite combinazioni degli stessi che possono far guadagnare o perdere anche mezzo nodo di VMG a barche dislocanti, figuriamoci a dei razzi di quel calibro.
Non fraintendetemi, non voglio sminuire grandissimi campioni del calibro di Ainslie, Spithill, Bruni, Goodson, ecc ecc, ma il team neozelandese è come se giocasse in un'altra categoria.
Loro, tutti insieme, sanno come far andare una barca (complicatissima, come questi AC75) al 110% delle proprie possibilità.
Anslie & C sanno farla andare al 100%.... i kiwi al 110%. E' nella loro cultura, nel loro DNA.
Loro vanno in barca con la stessa facilità e naturalezza con cui noi italiani sappiamo mangiare un piatto di spaghetti o gli sherpa nepalesi salire su una vetta di 8.000m.
Fanno sembrare facile ciò che invece è veramente difficile, ma soprattutto lo fanno tutti insieme, dal sailing team allo shore team, fino all'ultimo membro dello staff di ETNZ.
Bravi, bravi, bravi.
Spero che i vari Bertelli e Ratcliffe l'abbiano capito, perchè altrimenti sarà inutile provare ad ingaggiare anche gli ingegneri di SpaceX per progettare la barca più veloce del mondo.
In qualche modo l'aveva invece capito Bertarelli, quando ingaggiò Russel Coutts e molti dei suoi per portare la coppa in Svizzera al primo tentativo, ma con le regole di nazionalità questo non è più possibile.
Ora Ineos s'è già accordata con De Nora e Dalton per essere nuovamente il Challenger of Record, ma dovranno tutti fare un grosso bagno d'umiltà e ripensare da zero alla strategia se mai vorranno veramente provare a strappare la coppa delle 100 ghinee dalle mani dei kiwi. Oppure dovranno aspettare che si stanchino di possederla... alternative ne vedo veramente poche.
Bertelli va verso le 80 primavere e per la prossima edizione nè avrà anche di più: per quanto ancora potremo sperare noi italiani di portare qui quel trofeo?

 

Tra gli sponsor di American Magic figurava già dalla scorsa edizione anche Aerbus.....

 

Che ci voglia un buon team di progettazione non lo metto in discussione. Dico solo che non basterà far progettare la prossima barca a Newey (un nome a caso) e metterci sopra tutti gli ori olimpionici del mondo.

 

In verità la storia dei neozelandesi in Americas' Cup nasce solo nel 1987, ossia dopo che Australia II portò la competizione in Australia.
Già allora provarono a rompere le regole presentandosi con uno scafo realizzato in vetroresina (invece che in alluminio) e vinsero contro tutti gli sfidanti tranne Dennis Conner. La barca si chiamava Plastic Fantastic e dimostrò come una piccola nazione, senza grossi tycoons e soldi, potesse partecipare ad una competizione riservata all'élite della vela mondiale.
Ci riprovarono (in modo un po' rocambolesco) nel 1988 e successivamente nel 1992 (l'anno del Moro di Venezia e America3), ma già nel 1995, al quarto tentativo dimostrarono la loro incredibile capacità di realizzare una barca vincente e di portarla fino alla vittoria assoluta.
Vinsero ancora nel 2000 e poi (sotto bandiera svizzera) anche nel 2003 e nel 2007.
Ci fu poi la riconquista degli americani col grande trimarano di Oracle ed una successiva edizione con i catamarani, in cui Oracle si tenne la coppa.
Ma da lì in poi ancora New Zealand.
Insomma, se mi passate il fatto di considerare Alinghi una squadra neozelandese a tutti gli effetti, significa che dal 1987 ad oggi ci sono state 12 edizioni ed i kiwi ne hanno vinte 7 delle ultime 9.
Cosa li rende così superiori? IMHO la loro cultura marinaresca ed il loro spirito di squadra. Non hanno solo alcuni campioni a bordo e questi non sono gli unici a contare. Lì contano tutti e tutti amano il mare e la vela. Ci sono uomini, ma anche donne, veterani e giovanissimi.
Hanno la capacità di osare (a volte sbagliando, come accadde nel 2003) e non lasciano mai nulla di intentato. Non si limitano a perfezionare, ma vanno oltre. Lo fanno nel progetto dell'imbarcazione, nella sua messa a punto, nello sviluppo e nella conduzione del mezzo.

P.S. Senza contare che nel 2013 persero contro Oracle Racing dopo un parziale di 8-1 a loro favore (finì 9-8) perchè gli americani modificarono radicalmente la barca (era consentito dal regolamento) ed iniziarono ad utilizzare un sistema di "volo" automatico, non del tutto legale. I kiwi rinunciarono a fare ricorso e tornarono l'edizione successiva con i cyclors, vincendo 7-1.

 

Agli appassionati di vela mi permetto di segnalare l'uscita in alcune sale cinematografiche di questo film.
Da me lo proiettano lunedì 18, ma temo di non riuscire ad andarci.
Spero esca presto su qualche piattaforma di streaming.