La procura antidoping choc: legalizziamo il doping nel ciclismo, tanto lo fanno tutti ROMA (6 ottobre) - «Se non facesse male, il doping sarebbe da legalizzare». La frase choc arrvia da Ettore Torri, non uno qualunque , ma il capo della Procura Antidoping del Coni. Che rompe un silenzio che dura da due anni in un’intervista all’agenzia di stampa statunitense Associated Press. Poche righe che però fanno il giro dell’Italia, visto che Torri sembra rassegnato all’uso del doping nel ciclismo. Così fan tutti - è il senso delle parole di Torri - quindi, visto che il fenomeno sembra invincibile e quando viene scoperto un corridore positivo al doping lo si colpisce mentre altri novantanove continuano a gareggiare impuenemente, allora vale la pena liberalizzarlo. Un cancro, secondo l’inquirente del Coni, che non verrà estirpato. Anzi, per Torri la bufera doping che sta investendo il vincitore del Tour de France, Alberto Contador, e con lui tutto il ciclismo, non è affatto una sorpresa. Al punto che l’ex magistrato è convinto che tutti i ciclisti facciano uso di sostanze vietate e che il doping, oltre ad essere invincibile, andrebbe legalizzato se non fosse dannoso per la salute degli atleti. «Non sono l'unico che lo dice», spiega Torri nell’intervista, parlando della diffusione di sostanze e metodi vietati. «Ultimamente tutti i ciclisti che ho interrogato hanno detto che tutti si dopano». Secondo Torri se il doping non fosse dannoso per la salute degli atleti una soluzione possibile, per non creare ingiustizie tra gli atleti, sarebbe la legalizzazione dell'abuso di farmaci. «Non è giusto quando si trova un atleta su cento - continua ancora Torri - più lavoro in questo campo e più mi meraviglio della diffusione del doping. Non credo che il doping verrà estirpato», la sua sconfortante conclusione. Anche se poi sul fenomeno in Italia indaga anche la magistratura ordinaria. Le Procure della Repubblica di ben nove città hanno aperto un’inchiesta sul doping nel ciclismo. Una controprova all’improvvisa esternazione di Torri arriva dalle parole dell’ex corridore austriaco Bernhard Kohl, terzo alla Grande Boucle nel 2008 e poi squalificato dopo essere risultato positivo al Cera, l’epo di terza generazione. «Senza doping è impossibile vincere il Tour de France». spiega Kohl. «Basterebbe guardare alla velocità media delle ultime edizioni: ogni anno è di circa 40 km/h, è stato così quando ho corso io, quando ha vinto Floyd Landis (lo statunitense a cui fu revocato il titolo nel 2006 per doping, ndr) e quest’anno. Questo dimostra che i ciclisti si dopano ancora», dice riferendosi al Tour in una dichiarazione raccolta dal New York Times in occasione di un congresso scientifico sul doping a Leesburg. Poi aggiunge: «Durante la mia carriera sono stato sottoposto a 200 test e un centinaio di volte avevo sostanze proibite nel corpo. Sono stato beccato, ma le altre 99 volte no. I corridori - conclude - pensano di farla franca col doping perchè la maggior parte delle volte è effettivamente così». Parole che confermano l’accorato allarme di Ettore Torri: un controllo su cento riesce, ma negli altri novantanove casi a partecipare alla corsa è un ciclista dopato. ARTICOLO TRATTO DA "IL MATTINO" Cosa ne pensate? Credete - come me - che ormai ci siano sport basati sul doping? Che la discussione abbia inizio!
Che il fatto sia sotto al naso di tutto è un conto, ma deliberarlo così è una dichiarazione di resa e di impotenza a mio avviso. Il farmaco ha vinto sullo sport, sugli allenamenti e sullo spirito sportivo...
infatti! Paradossalmente, piuttosto che legalizzare il doping nel ciclismo perchè non ne può fare a meno, piuttosto dichiaro illegale il ciclismo stesso finchè non dimostra di ritornare pulito.
1) dopo una piazzata del genere, dovrebbe dimettersi all'istante. 2) va rifondata integralmente la cultura del ciclismo. Se si dopano i professionisti, figuratevi cosa succede a livello amatoriale/dilettantistico. Secondo me alcuni iniziano a doparli fin da bambini. Dai, fare una corsa a tappe di 3mila e passa chilometri a media di oltre 30 (con tappe ben oltre i 40) andando in salita come uno scooter non può essere tutto e solo allenamento, seppur di un atleta che fa in bici decine di migliaia di km all'anno Purtroppo la ricerca sul doping è sempre avanti rispetto a quella antidoping, vedi Epo prima, Cera poi, autotrasfusioni, metodo Fuentes... Che schifo! Per fortuna io in salita sono tra quelli che arrancano a 7-8 km/h con la lingua che raccatta i sassolini dall'asfalto
Non si può far diventare qualcosa legale solo perchè chi è deputato al controllo non ha i mezzi per tenere testa a chi cerca di rubare. O si stanziano più soldi, o il doping vince sempre contro l'antidoping.
Soprattutto quando quel qualcosa nuoce gravemente la salute. Non si tratta di gare di motori dove usi una superbenzina e te la cavi con la squalifica... E non consideriamo il giro di soldi che ci sta dietro...