Piano industriale FCA | Pagina 10 | BMWpassion forum e blog

Piano industriale FCA

Discussione in 'Auto Europee' iniziata da DodoStabe, 1 Giugno 2018.

  1. LupoTHP

    LupoTHP Amministratore Delegato BMW

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    Anche se è l'unico mercato dove sei #1? anche se è il mercato dove raggiungi il 26% di market share? Il mondo dell'automotive è molto frazionato, ma molto molto molto, il 10% è tantissimo!
     
  2. labrie_it

    labrie_it Presidente Onorario BMW

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    car2go
    revisione non vuol dire che salterà. Manley avrà preso tempo prima di fare il tavolo con la Regione Piemonte. ripeto, ci può stare senza pensare a teorie del complotto.
     
  3. AlexMi

    AlexMi Presidente Onorario BMW

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    Sono d’accordo, ma il provvedimento del governo rimane una str*nzata senza precedenti. E riesce nel miracoloso obiettivo di mettere d’accordo tutti i sindacati italiani e FCA stessa.

    La Cisl ad esempio ha chiesto al Governo “di correggere la legge di bilancio, rivedendo il provvedimento sulla tassazione delle auto che potrebbe mettere a rischio l’occupazione e gli stabilimenti di Fca”

    Oppure il segretario generale Fim, Marco Bentivoglio ha ribadito che l’Ecotassa deve essere considerata come “un suicidio di Stato dell’industria automobilistica italiana” e che “Il governo deve immediatamente ritornare sui propri passi e rivedere un provvedimento sciagurato che rischia di distruggere la nostra industria dell’auto e con essa migliaia di posti di lavoro”.
     
  4. ndk

    ndk Presidente Onorario BMW

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    e46
    Anche io lavoro in Italia nell'automotive e non mi sembra sia sempre peggio ..

    Comunque a breve dovrebbe uscire qualcosa di ibrido di FCA (mi pare renegade, non ricordo se anche 500x)
     
  5. labrie_it

    labrie_it Presidente Onorario BMW

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    il tutto in un momento in cui l'industria automobilistica fa numeri pessimi praticamente in tutto il mondo civilizzato.
     
  6. AlexMi

    AlexMi Presidente Onorario BMW

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    Qualsiasi paese dotato di un minimo di intelligenza governativa stenderebbe un tappeto di velluto verso chi investe 5 miliardi in stabilimenti produttivi che creano occupazione.
    Questi gli fanno un provvedimento che da un lato incentiva la concorrenza e dall'altro punisce chi compra loro vetture. In un momento in cui le stime sono tutte recessive per giunta.
    Se l'azienda fosse mia, avrei fatto lo stesso, congelamento dei soldi poi si vede.
     
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  7. labrie_it

    labrie_it Presidente Onorario BMW

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    6 Novembre 2007
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    car2go
    mi sembra assolutamente condivisibile.
    tra l'altro il clima che si respira qui a Torino non è bellissimo. vedremo a maggio cosa succederà.
     
  8. Sgranfius

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    Batmo8ile
    In numeri assoluti, se debbo ragionare sul mercato conto i pezzi, non le proprorzioni di vendita ;)
     
  9. Sgranfius

    Sgranfius Top Reference

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    20 Dicembre 2006
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    Batmo8ile
    Su questo siamo perfettamente allineati, ma va detto che se non riesco a misurarmi sulle emissioni coi miei concorrenti, qualche problema da qualche altro mercato prima o poi mi arriverà.
     
  10. AlexMi

    AlexMi Presidente Onorario BMW

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    Nelle emissioni reali sono competitivo, il resto è figlio del trucchetto di non contare le emissioni di CO2 equivalente spese per ricaricare le batterie.
     
  11. LupoTHP

    LupoTHP Amministratore Delegato BMW

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    Ah beh, io lavoro per il #2, se mollano l'Italia a me fa solo piacere! :D
     
  12. giacomo

    giacomo Presidente Onorario BMW

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    Renault Clio
    Sembra quasi che in Fca non stessero aspettando altro che l’occasione giusta per fare marcia indietro sugli impegni presi a fine novembre scorso: l’azienda aveva annunciato più di 5 miliardi di investimenti nei suoi stabilimenti italiani per il periodo 2019-2021, nonché il ritorno alla piena occupazione delle fabbriche. Ma è già arrivata la secca smentita: “In questo momento il piano è in fase di revisione”, ha dichiarato l’ad del gruppo italoamericano, Mike Manley. Motivo? L’arrivo della cosiddetta “ecotassa” per le auto con emissioni di CO2 superiori ai 160 g/km, che avrebbe prodotto un “contesto cambiato”, tanto da dover rivedere i conti: “Fino a che la revisione non sarà ultimata, non posso commentare ulteriormente”, ha detto l’ad Fiat-Chrysler. In compenso, però, aumenterà la produzione di Jeep negli Usa, per magno gaudio di Donald Trump.


    Diverse le reazioni dei principali sindacati. “Queste dichiarazioni (quelle di Manley, ndr.) mettono a rischio l’occupazione per i lavoratori degli stabilimenti italiani, che da anni sono in cassa integrazione perché i piani industriali dichiarati non sono stati realizzati”, spiega Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive: “La Fiom aveva ritenuto il piano presentato dal nuovo amministratore delegato, importante ma in ritardo nella svolta ibrida ed elettrica e, vista la mancanza di nuovi modelli Maserati e di auto di massa, non sufficiente per risolvere il problema della piena occupazione in poco tempo”. Per questo Fiom invita all’apertura di un confronto fra tutti i sindacati, azienda e politica al fine di studiare “tutte utili a impedire il rischio di chiusura di interi stabilimenti. In assenza di garanzie per i lavoratori, deciderà nelle assemblee le iniziative da dover tenere per scongiurare i rischi sul futuro degli stabilimenti italiani”.

    Se per la Fiom-Cgil la colpa è tutta dell’azienda, per la Uilm la responsabilità sono dell’Esecutivo. “Comprendiamo le motivazioni di Fca, ma noi non siamo disposti a mettere in discussione il piano industriale che ci è stato presentato a Mirafiori e che prevede 5 miliardi di investimenti dal 2019 al 2021. Quel che è certo è che faremo tutto il possibile per evitare che ciò accada”: queste le parole del segretario generale della Uilm, Rocco Palombella: “Non possono essere i lavoratori a pagare le scelte del nostro governo, al quale abbiamo già più volte sollevato la questione chiedendo di rivedere il provvedimento. Il governo deve sapere che le sue azioni hanno una ricaduta concreta su 260 mila lavoratori impiegati non solo in Fca, ma in moltissime altre imprese dell’automotive. Il settore negli anni ha contribuito in maniera significativa al Pil del Paese e il recente crollo registrato dall’Istat dimostra come la politica non possa non tenerne conto. Siamo pronti a fare la nostra parte per tutelare tutti i lavoratori”.

    L’ecotassa, vale la pena ricordarlo, prevede quattro scaglioni (161-175 g/km: 1.100 euro; 176-200 g/km: 1.600 euro; 201-250 g/km: 2.000 euro; superiore a 250 g/km: 2.500 euro). Ma quanto impatta realmente sul giro d’affari di FCA? Decisamente poco. Infatti, secondo i dati del mercato italiano dell’auto nel 2018, a essere colpito dalla misura sarebbe meno del 5% di tutte le vetture immatricolate (il computo include anche tutte quelle degli gli altri marchi/gruppi): in genere, una sparutissima minoranza composta da automobili con motori particolarmente vecchi o di potenza/cilindrata elevata. Lo scorso anno FCA ha venduto 502 mila auto nel nostro Paese: significa che quelle afflitte dalla tassa sarebbero, nella peggiore delle ipotesi, circa 25 mila unità. Un dato numericamente poco significativo per influenzare la politica industriale di una multinazionale che vende quasi 5 milioni di veicoli ogni anno in tutto il mondo.

    Addirittura, poi, il dato sulle auto di FCA realmente interessate dal provvedimento è ancora meno significativo: questo perché le percentuali brute non tengono conto del reale posizionamento dei marchi di proprietà del colosso italoamericano. Infatti, l’elevato lignaggio di brand come Ferrari e Maserati – che in Italia vendono complessivamente meno di 3.200 unità, lo 0,63% dell’immatricolato italiano di FCA – rende quasi del tutto ininfluente l’entrata in vigore della tassa ambientale, specie se si considera che queste automobili fanno già i conti con bollo e superbollo, che devono essere saldati annualmente (al contrario dell’ecotassa che si paga solo una volta, al momento dell’immatricolazione).

    Viceversa, Fiat – compresa la divisione sportiva di Abarth – offre una gamma di prodotti che sono quasi del tutto esenti dall’ecotassa: sono pochissime le versioni che ne sono soggette, prevalentemente con motori benzina poco gettonati dal mercato o di progettazione ormai vetusta. Fra queste ci sono le Fiat Tipo hatchback e station-wagon con motore 1.4 turbo da 120 Cv, in allestimento “Lounge”: modelli che, però, sono fabbricati in Turchia e, pertanto, non hanno nulla a che fare con le decisioni industriali prese per gli stabilimenti FCA del nostro Paese. Ci sarebbe pure la Fiat 500L con motore 1.4 da 95 Cv in versione Cross, fabbricata in Serbia. Penalizzate anche Fiat Doblò – progetto del 2009 e assemblato in Turchia – e Qubo nella solo motorizzazione 1.4 aspirata da 77 Cv, anche questo fabbricato in Turchia. Poche versioni, tutte fatte all’estero, che hanno un peso marginale sulle 323 mila Fiat immatricolate in Italia nel 2018. Del tutto esente la “morente” Lancia: poco meno di 50 mila unità, tutte al di sotto della soglia dei 160 g/km di CO2, prodotte nello stabilimento di Tychy (Polonia).

    La penalizzazione, semmai, potrebbe interessare alcune versioni di modelli Alfa Romeo, marchio che nel 2017 ha venduto a livello mondiale 150 mila auto e aspira a crescere fino a 400 mila nel 2022, e che sul nostro mercato ne vale 43 mila, circa l’8,5% delle vendite di FCA in Italia. Considerando che le motorizzazioni a benzina sul nostro mercato contano per il 41,5% del totale, significa che a essere tassate sarebbero, nella più nefasta delle ipotesi, 18 mila auto del Biscione. Peraltro, il dato è molto pessimistico considerando che per veicoli nel segmento di Giulia e Stelvio la percentuale dei motori a benzina diventa assai inferiore rispetto a quella media nazionale: difatti, più le auto diventano grandi e lussuose, più aumenta la percentuale di quelle che sono opzionate con motore diesel (e i motori a gasolio Alfa sono tutti al di sotto della soglia di 160 g/km). Senza dimenticare che l’impatto di un balzello da 1.600 euro su auto dal listino intorno ai 50 mila, oltretutto finanziabili, può essere poco influente.

    Infine Jeep, marchio che in Italia conta 84 mila immatricolazioni, prevalentemente di Renegade (42 mila pezzi) e Compass (39 mila): quest’ultima non è fabbricata in Italia, anche se col nuovo piano potrebbe arrivare nello stabilimento di Melfi, dove vengono invece sfornate Fiat 500X e la stessa Renegade, tutti modelli figli della stessa piattaforma e con meccanica condivisa. Le altre, come Wrangler, Cherokee e Grand Cherokee, sono penalizzate in tutte le loro versioni: ma, oltre a non avere praticamente mercato da noi, sono prodotte all’estero.

    La Renegade è soggetta alla tassa per le motorizzazioni 2 litri diesel da 140 e 170 Cv a trazione integrale: costano rispettivamente 33.400 e 36.700 euro, cui si aggiungeranno 1.100 euro della ecotassa, pari rispettivamente a un incremento del 3,3% e del 3%. Queste edizioni della Jeep più compatta costituiscono una porzione minoritaria nella mix del venduto. Discorso del tutto analogo per la Compass, ma con variazioni percentuali del prezzo ancora inferiori: sono colpiti i modelli con le sopracitate motorizzazioni a gasolio, che hanno un listino compreso fra 35.400 e 41.150 euro. In quest’ultimo caso l’incremento ammonterebbe a 1.600 euro.

    Da FQ
     
  13. BMW-FOR-EVER

    BMW-FOR-EVER Presidente Onorario BMW

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    18 Febbraio 2007
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    Varie
    Quotone!Avanzi una repu+!
    Il governo era stato avvertito, non ha ascoltato ed ora ci rimettiamo tutti (ricordiamoci che è tutta una catena)......non hanno imparato nulla dal fallimento del superbollo!
     
  14. giacomo

    giacomo Presidente Onorario BMW

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    Renault Clio
    non so a quale parte del decreto dignità alludi, ma certamente non si può fondare un'azienda concorrenziale sullo sfruttamento o sul precariato;
    allora vediamo, il costo del lavoro in Italia è inferiore o simile a quello di altri paesi europei, Germania in primis ; nostra concorrente;
    non è vero che i tecnici o le maestranze italiane non siano capaci o come hai detto "situazione poco favorevole";
    a volte l' organizzazione può essere non perfetta ma questo non è un fatto tecnico;
    in Italia vengono prodotti modelli di marchi prestigiosi; Lamborghini, ferrari, maserati e alfa romeo ; da tutti considerati raffinati; e nonostante la situazione non favorevole; questo significa che le situazioni possono anche essere "favorevoli";
    il problema fondamentale è di natura finanziaria; i padroni vogliono avere il massimo profitto( legittimo) ma a volte il massimo profitto immediato non significa anche profitto a lungo termine; perchè il mercato non è fatto solo da persone poco accorte
    saluti
     
  15. AlexMi

    AlexMi Presidente Onorario BMW

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    4 Aprile 2004
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    Funny Car
    Ma ancora questi termini nel 2019?
    Non avete capito che il mondo è cambiato e che dipendenti e proprietà devono stare dalla stessa parte in questa epoca così difficile e concorrenziale?
     
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  16. giacomo

    giacomo Presidente Onorario BMW

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    Renault Clio
    "dipendenti e proprietà devono stare dalla stessa parte"
    assolutamente condivisibile, ma questa non è la realtà;
    finchè ci sarà sfruttamento( oggi si dice produttività) non ci potrà essere collaborazione tra lavoro e capitale e francamente non si vede la fine di questa situazione;
    lo prova il fatto che per sfruttare ancora di più il lavoro si delocalizzino le fabbriche;
    e non è detto che la produttività sia solo una questione di salario
     
  17. DodoStabe

    DodoStabe Amministratore Delegato BMW

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    Il lavoro del governo nell’attuale situazione doveva essere finalizzato a non creare il pretesto per far retrocedere FCA
    L’investimento non era scontato o dovuto.
    Da un punto di vista commerciale si sono mossi male, a prescindere da tutti i discorsi che possiamo fare in merito a FCA.
     
  18. giacomo

    giacomo Presidente Onorario BMW

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    Renault Clio
    quindi stai dicendo che l'azione di un governo deve essere "subordinata" agli interessi o alla volontà di un imprenditore.....
    il quale ha già goduto in passato di ogni sorta di aiuti pubblici e continua a beneficiarne (con la cassa integrazione); altrimenti ci sono ritorsioni;
    l'imprenditore ovviamente è libero di agire come crede o gli conviene ma lo stato ha altre carte da giocare se si crea una situazione di conflitto;
    come per esempio i dazi per le merci extracomunitarie;
    io penso che bisognerebbe riflettere bene;
    allora mi domando, sempre nell'intento di non "scontentare ", questa classe di filantropi:
    -perchè non una legge che riduce del 50% i salari oppure che aumenta l'orario di lavoro come p.e. nell'inghilterra dell'800?
    ovviamente quest'ultima è una esagerazione per evidenziare il concetto;
     
  19. AlexMi

    AlexMi Presidente Onorario BMW

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    Però penalizzare.per.legge le auto prodotte da fca in Italia attualmente e incentivare quelle prodotte all'estero cosa centra con i lavoratori?
    È interesse anche dei lavoratori lavorare, no? Quindi dovrebbero essere tutti d'accordo sul fatto che questo provvedimento è un str*nzata fatta da dilettanti; no?
     
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  20. Sgranfius

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    Batmo8ile
    Credo che il termine più adeguato da usare sia "sensibile" anzichè "subordinata".
    Un governo ha certamente il dovere di legiferare in tema ambientale*, ma deve valutare anche un aspetto di opportunità sulla scelta: oggi l'Italia ha più bisogno di FCA di quanto FCA abbia bisogno dell'Italia? A mio avviso ancora si.

    *sempre che mi si convinca che tale balzello sia davvero dettato da coscienza ambientale e non da mere necessità economiche. ;)
     
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